È un libro capace di dieci ristampe in tre settimane, di un’edizione “quotidiana” su Avvenire e di attirare l’attenzione della regista Liliana Cavani che vorrebbe realizzarne un film. Ma non si tratta di un romanzo. La lista di Bergoglio è un’avvincente inchiesta dell’inviato di Avvenire Nello Scavo sulle persone salvate dal futuro Papa Francesco durante gli anni della dittatura militare in Argentina (1976-1983). In realtà quella lista non è ancora chiusa. La preziosa ricerca di Scavo, oltre a riportare a galla volti e storie drammatiche, testimonia la passione per la verità e l’umanità di tante persone che hanno messo a repentaglio la vita pur di aiutare i perseguitati. Come ha fatto mons. Bergoglio.
Nello Scavo sarà il protagonista dell’incontro del 18 gennaio (ore 10,30), nella rassegna “Colazione con gli autori” organizzata dalla Biblioteca Diocesana, presso il Seminario di Rimini. Accanto all’autore, sarà presente don Aldo Fonti, il sacerdote riminese per quasi 40 anni in servizio in America Latina. Lo stesso SudAmerica che emerge dalle pagine del libro edito da Emi.
Le accuse contro mons. Bergoglio di aver collaborato con la dittatura militare argentina erano riprese subito dopo la fumata bianca che l’aveva portato al soglio pontificio. Horacio Verbitsky è il principale accusatore. Per lo scrittore argentino, Bergoglio “è stato collaborazionista della dittatura argentina dei generali”. Accuse bollate dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, come “calunnie e diffamazioni da elementi della sinistra anticlericale per attaccare la Chiesa”. Un’accusa concreta credibile nei confronti del futuro Papa non v’è mai stata. La giustizia argentina lo ha interrogato una volta come persona informata sui fatti, ma senza imputargli nulla.
Anche Amnesty International si è espressa, all’indomani dell’elezione, con un documento interno circa il ruolo del nuovo Papa durante la dittatura. Il libro di Scavo riporta quel documento: “Nel caso di Bergoglio Amnesty International sa di un caso aperto nel 2005 riguardo alla scomparsa di due preti gesuiti, ma non ha alcuna documentazione per dimostrare o negare la partecipazione del nuovo Papa in questi eventi. Nessuna accusa formale è stata mossa contro Bergoglio e non abbiamo traccia di alcun suo coinvolgimento”.
Le accuse vengono smontate, gli indizi cadono uno dopo l’altro mentre emergono moltissime dichiarazioni che dimostrano quanto Bergoglio fece per proteggere molte persone nel tempo della dittatura militare. “Ed è noto – aggiunge padre Lombardi –il ruolo di Bergoglio, una volta diventato vescovo, nel promuovere la richiesta di perdono della Chiesa in Argentina per non aver fatto abbastanza nel tempo della dittatura”.
Tra i sostenitori di Bergoglio c’è un insospettabile: il Premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel. Durante la dittatura militare, scrive Esquivel nella prefazione, “vi furono vescovi chiaramente complici che arrivarono a giustificare persino la tortura. Abbiamo contribuito a denunciarli”. Ma Bergoglio, all’epoca provinciale della Compagnia di Gesù, “contribuì ad aiutare i perseguitati e si operò in ogni modo affinché i sacerdoti del suo ordine che erano stati sequestrati fossero rilasciati”.
Il volume di Scavo contiene un altro importante documento inedito: il testo integrale dell’interrogatorio all’allora cardinale Bergoglio nel processo Esma, acronimo della scuola ufficiali della Marina militare argentina a Buenos Aires, luogo che durante la dittatura fu il centro di detenzione e di tortura più attivo del Paese.
Anzi, “rovistando” grazie all’autore nel passato di Bergoglio, emergono uno dopo l’altro gli indizi che conducono verso la “lista”. Documenti e testimonianze escludono qualsiasi collusione con il regime; “anzi, – assicura Scavo da buon cronista giudiziario – evidenziano in maniera netta l’aiuto dell’allora superiore dei Gesuiti ai perseguitati dalla giunta”.
Paolo Guiducci