Uomini e quadri. La storia dei “Monuments Men”, il gruppo impegnato a salvare opere d’arte trafugate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, oggetto di un libro di Robert M. Edsel e Bret Witter, è ora film grazie a George Clooney, regista ed interprete del suo progetto più costoso dei suoi cinque dietro la macchina da presa. Con l’amico Grant Heslov ad affiancarlo in fase di sceneggiatura (e nel film nel ruolo di un medico), Clooney ha chiamato all’avventura Matt Damon, John Goodman, Bill Murray, Jean Dujardin, Bob Balaban, Hugh Bonneville e Cate Blanchett, per rievocare l’appassionante “caccia al tesoro” che coinvolse questi uomini intenzionati a recuperare preziosi dipinti e statue risucchiati dalla cupidigia dei nazisti e di Hitler. Non tutto si salvò e piange il cuore per le opere inestimabili sparite per sempre, anche se i recenti recuperi di capolavori trafugati hanno riacceso molte luci.
Clooney costruisce un film piacevole, certo un po’ schematico nella struttura e non sempre emotivamente coinvolgente, giocato su molti tratti “leggeri” che funzionano a corrente alternata, con una successione di eventi cadenzati, comunque in grado di soddisfare le due ore di visione. Riportare nei luoghi originari il celebre Polittico dell’Agnello Misticodi Van Eyck (conservato a Gand) o la Madonna con il Bambino di Michelangelo (a Bruges) significa restituire la bellezza al mondo e ritrovare quella libertà che i nazisti volevano sconfiggere. La sconfitta del potere passa anche attraverso il rocambolesco recupero di un quadro celato in una miniera di sale: per i “Monuments Men” garantito un posticino nella storia testimoniato da quadri e statue a disposizione di milioni di occhi spalancati sulla meraviglia.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani