“Non lasciamoci rubare la speranza”. E’ il titolo della nuova Lettera Pastorale del vescovo di Rimini Francesco Lambiasi, un dialogo urgente con la comunità. Per Mons. Lambiasi “oltre alla crisi ci sono quattro buone notizie e dieci piccoli passi da compiere”.
“Non lasciamoci rubare la speranza” arriva in piena estate come un fiume impetuoso, e come ogni corso d’acqua scorre tra due sponde: da una parte la pandemia, dall’altra la crisi della speranza cristiana. Entrambe affrontate a viso aperto, senza censure.
Esiste pure una analogia tra la diffusione del Covid-19 e la trasmissione del vangelo. Come il virus della polmonite interstiziale si trasmette non perché uno lo studi, ne discuta o lo spieghi, ma solo se si risulta contaminati e lo si contagia, così è per il ‘virus’ della speranza.
Una seconda somiglianza. A molti di quanti sono rimasti colpiti dal Coronavirus, la pandemia ha tolto il senso del gusto, ma a molti di più, anche non contagiati, ha tolto o attenuato il gusto dei sapori della vita. Per mons. Lambiasi “Viene da chiedersi: a quanti cristiani una prova così spaventosa ha affievolito il gusto di una vita ‘insaporita’ dalla fede? E non è forse vero che altrettanto si è verificato per alcuni di noi pastori, messi a dura prova da un tempo tanto arduo e travagliato?”.
Il virus pandemico, a livello planetario, ha seminato – e continua accanitamente a seminare, fa notare il Vescovo di Rimini – “un mare sterminato di paura, di rabbia asfissiante, di devastante terrore, di indicibile dolore. Le nostre comunità cristiane non ne sono state minimamente risparmiate. Non tanto per quanto riguarda la salute ‘fisica’ della gente – ma esiste una salute puramente fisica? – quanto piuttosto per la vita morale e spirituale delle persone e per il cammino delle nostre comunità cristiane. La pandemia ha aperto crepacci di urgenze, ha dischiuso squarci di rischiose emergenze, ha dilatato feritoie di domande, ha fatto avvertire il morso di devastanti smarrimenti”.
Il Covid 19 ha sfilacciato legami, ha smagliato relazioni, ha rotto pratiche consolidate, ha interrotto quotidianità rodate, ha spento sogni, ha frantumato disegni, ha cancellato slanci. Ha spezzato cammini: alcuni, anzi molti, per sempre.
Resta aperta la domanda del senso. “La domanda di ciò che vale, di ciò che è essenziale, di ciò che può essere progettato, condiviso e coltivato, insieme alle sorelle e fratelli tutti. Insieme a tutti i compagni di traversata. Dobbiamo lasciarci pungere da ciò che ci può scuotere e sostenere a stare, nella notte della prova, in piedi controvento”.
Il severo richiamo di Papa Francesco: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”, va preso proprio sul serio. “Per ovviare a un rischio tanto grave, per riuscire ad interpretare la crisi come fine e soprattutto come inizio, nonché per trasformare le pesanti difficoltà in preziose opportunità, ci occorre una speranza fondata e spendibile, affidabile e condivisibile”.
“Per questo dobbiamo fare un rapido censimento delle tentazioni che più ci assediano e più subdolamente ci insidiano. – insiste mons. Lambiasi – Ma ci risulta pure indispensabile e, spero, utile anche una declinazione, almeno rapsodica, delle buone notizie che ci possono servire ad intercettare quelle tentazioni come degli attentati alla nostra speranza e pertanto ad affrontarle come delle sfide a cui reagire, per illuminare e accompagnare il cammino di rinascita che tutti ci attende”.
Oltre alla crisi, che non si può far finta di non considerare, per il Vescovo di Rimini ci sono però quattro buone notizie – di cui una decisiva – e dieci piccoli passi da compiere. Per camminare insieme con sinodalità e speranza.
La Lettera Pastorale “Non lasciamoci rubare la speranza”, 16 pagine + copertina a colori, è disponibile presso la Segreteria Diocesana e la redazione del settimanale ilPonte. Inoltre, è in omaggio per tutti gli abbonati de ilPonte.