In una puntata del 2000 della nota serie televisiva Friends, uno dei protagonisti univa civilmente in matrimonio una coppia di amici in virtù dei poteri “conferitigli dalla comunità di internet”.
Una gag all’epoca, oggi ormai realtà. Le leggi dei social network stanno infatti ormai soppiantando quelle ufficiali della nostra società. Se, ad esempio, una persona ha a disposizione immagini di videocamere di sorveglianza che ritraggono gli autori di un reato, non si esita a pubblicarle su Facebook nello spirito del “wanted” del far west, anche in assenza di autorizzazione da parte delle forze dell’ordine.
E se gli amministratori del gruppo cittadino dove vengono pubblicate le rimuovono spiegando che si infrangono le leggi sulla privacy e che si potrebbe essere chiamati a risponderne, ecco che sale la protesta all’insegna del “Vergogna! Censura! Il gruppo è tuo e lo gestisco io!”.
C’è anche chi invita il possessore delle immagini a fargliele avere direttamente per pubblicarle nel proprio profilo, bypassando così il pavido gruppo cittadino. Perché nella “comunità di internet” è giusto e doveroso far vedere in faccia chi infrange la legge. Anche a costo di infrangere la legge.