Ero un ragazzino quando con mio babbo andai a Marina Centro ad ascoltare don Zeno e a vedere il gioioso spettacolo dei ballerini di Nomadelfia. Io ero piccolo, ma ricordo che mio babbo rimase profondamente colpito da quel prete che parlava come la gente del popolo e invitava “solo” a mettere in pratica il Vangelo, la legge del fratello, appunto… Nomadelfia.
Negli anni ho imparato a conoscere quel prete, più volte ho visitato Nomadelfia, ho letto, studiato quell’esperienza, l’ho amato, lui capace di dare tutto, per vivere fino in fondo la sua paternità. Don Zeno che nella sua prima messa solenne nel duomo di Carpi, volle che un ex detenuto, senza famiglia, ai margini della società, fosse con lui sull’altare in qualità di figlio; che trasformò l’ex campo di concentramento di Fossoli da luogo di morte in luogo di vita; che svuotò il brefotrofio di Roma portando con sé 120 ragazzi, neonati e adolescenti, gli “scartini” come li chiamava la società di allora, le vittime della “cultura dello scarto” direbbe oggi il Papa.
E proprio oggi Francesco conferma quel cammino e visitando Nomadelfia e Loppiano indica a noi cristiani due cittadelle accomunate dalla tensione verso l’unità e dalla fraternità come aspirazione universale.
Nomadelfia e Loppiano ci dicono che il Vangelo può essere vissuto, che è una proposta viva e vera, anche se certamente non comoda.
È la proposta della “santità della porta accanto” che Francesco indica in Gaudete et Exsultate, vissuta concretamente nell’esperienza quotidiana.
Un cristianesimo che sa sorridere, ma anche lottare, impegnarsi nel costruire, concretamente, un mondo diverso.
Loppiano poi, fortemente voluta dalla nostra concittadina onoraria Chiara Lubich come luogo del dialogo, con i suoi 850 abitanti appartenenti a 64 nazioni diverse, accogliendo anche persone di diverse fedi e religioni, è la proposta di un mondo nuovo in cui “tutti siano uno”, ma davvero tutti, nessuno escluso.
Due realtà che raccontano che l’utopia del cristianesimo, con i suoi valori di tenerezza e misericordia, è viva. Segni che vanno contro corrente, ma che se si sperimentano e si vivono, assicurano la felicità che nasce dal Vangelo vissuto.
Giovanni Tonelli