Le giornate iniziavano con la sveglia di Enrico alle sei del mattino, il quale reclamava il suo caffè e due sigarette, unici momenti riconosciuti con gioia durante i suoi 30 anni rinchiuso in un OPG (Ospedale Psichiatrico Giudiziario). I lavori da fare erano tanti: lavorare sui campi agricoli, sistemare l’impianto di trasformazione per la creazione di marmellate da aggiungere al progetto “Facciamo un pacco alla camorra”, lavori di muratura, sistemazione del Parco Ulisse e delle canoe utili alla risalita del fiume Garigliano, pulizie della casa, magazzini e aiuto in cucina. Ragazzi e operatori hanno sperimentato ogni giorno un compito diverso, lavorando fianco a fianco con i soci della cooperativa e quei soggetti che un tempo erano etichettati come “socialmente pericolosi”, con chi ha avuto un passato di dipendenze o con chi, ancora, sta facendo un percorso di inserimento lavorativo. Un impatto forte! Arrivare dopo dodici ore di viaggio e trovarsi a dormire tutti insieme in un “ex ospedale per cani”, senza cuscini, con armadi per dividere i maschi dalle femmine: è stato un impatto forte! Ma lo spaesamento è durato soltanto un paio d’ore perché poi quella è diventata la nostra casa. Il fatto di non avere niente ha scatenato grande fantasia e creatività nei ragazzi e li ha immersi nello spirito della settimana. Così le felpe sono diventate cuscini, i bidoni trovati nel magazzino sono diventati una batteria da suonare, delle sedie a rotelle senza ruote si sono trasformate in comode poltrone da giardino in cui trascorrere le serate.
Oltre al lavoro
Oltre al lavoro, nel pomeriggio abbiamo assistito ad interessantissime e toccanti testimonianze di chi ha fondato altre cooperative nei beni della zona, da Castelvolturno a Casal di Principe a Scampia (Ciro Corona, Beppe Pagano giusto per citare alcuni). Testimonianze di chi ha visto la Camorra bussare alla porta per chiedere “il pizzo” e ha avuto il coraggio di denunciare. Coraggio, costanza e coerenza: queste le parole che venivano continuamente in mente ascoltando i racconti appassionati di queste persone.
L’apice è stato raggiunto quando abbiamo assistito al discorso del sindaco di Casal di Principe, Renato Casale, rieletto dopo 20 anni di lotta alla legalità. Aria di festa e libertà per il solo fatto di poter essere in piazza senza la paura di spari. In questa occasione i “nostri ragazzi” si sono confrontati con i ragazzi del posto, chiedendo cosa ne pensassero delle mafie. Le risposte sono diverse: da “spero che a sto sindaco gli sparino in faccia” si è arrivati a un applauso timidamente accennato su una frase pronunciata dal sindaco stesso, dopo minuti di scambi con le opinioni dei “nostri”, opinioni maturate durante la settimana di permanenza a Sessa Aurunca.
La parola della giornata
Ogni sera, ad aspettare i ragazzi, un semplice bigliettino bianco da appendere al muro, su cui scrivere anche solo una parola sulla giornata, per poi discuterne insieme; bigliettini che ad inizio settimana sembravano così difficili da scrivere e che alla fine non bastavano più per racchiudere tutti i pensieri. Nei biglietti si leggono parole come coraggio, responsabilità, libertà, lotta, speranza, storie di vita, famiglia. In famiglia ci siamo sentiti la serata in cui siamo stati ospitati a guardare la partita dei mondiali, a casa di un imprenditore del posto che ha deciso di denunciare il racket. In famiglia: a giocare a briscola, a parlare dei propri vissuti.
In tutto questo, una riflessione va anche al potere terapeutico, reciproco tra adolescenti e disabili del luogo: adolescenti che a volte si riconoscono nella devianza si sono trovati a toccare con mano la diversità e ad approcciarsi con naturalezza, con un seguito di riflessioni e ripercussioni positive: gli abitanti del posto a vivere quotidianità alternative, giocando a fare gavettoni d’acqua, riprendendo la chitarra in mano dopo vent’anni.
Un’esperienza di cittadinanza attiva completa di tutti gli ingredienti per poter creare evoluzioni interiori che si possano tradurre in rivoluzioni nella nostra Rimini, per lottare in rete contro la mafia. Perché anche qui si può!
La settimana di volontariato e formazione presso i campi confiscati alla mafia intitolati ad Alberto Varone, a Sessa Aurunca (CE), è stata promossa dal Comune di Cattolica in collaborazione con l’Associazione Sergio Zavatta Onlus, Libera, Gioc e cofinanziato dalla Regione Emilia Romagna nell’ambito del progetto GXG.
Alice Gaudenzi – Michael Binotti