Dopo la maturità, l’università. E se la scelta dell’ateneo per tre ragazzi su quattro cade su Bologna, ma le Due Torri perdono appeal in favore del polo riminese e delle altre sedi romagnole. Si spostano poco, per studiare e inseguire la laurea, i riminesi, e una volta diventati dottori sono costretti ad inseguire faticosamente il lavoro. Un obiettivo primario da raggiungere, secondo l’assessore alla cultura provinciale Carlo Bulletti il quale non nasconde il desiderio di far nascere una nuova facoltà mirata a creare figure professionali esperte sugli stili e la qualità della vita con inserimenti lavorativi nel territorio.
I riminesi studiano, dunque. Oltre il 68% dei ragazzi della provincia, con la maturità in tasca decide di iscriversi all’università. In totale un esercito di 7.721 universitari, dei quali il 79,8% si indirizza verso un ateneo in Emilia Romagna.
1.998 ragazzi (pari al 25,8%) scelgono proprio l’ateneo sotto casa, il Polo di Rimini, mentre il restante 53,9% (ovvero 4.163 iscritti) si divide tra Bologna (che resta la più gettonata) e altre facoltà in regione. Infine l’11% si sposta solo di 50 km per raggiungere Urbino. Questi dati evidenziano un forte radicamento nel territorio, che denota per l’assessore alla Cultura provinciale Carlo Bulletti “una mentalità sbagliata”. Infatti 9 universitari su 10 scelgono atenei nel raggio di 100 km e solo uno su 10 decide di “avventurarsi” in università più lontane. “È necessario rischiare, affrontare situazioni internazionali, fare esperienze fuori dalla propria cerchia, insomma, – prosegue Bulletti – in un mercato che tende alla globalizzazione è bene scommettere su se stessi e provarci.” Parole che non dimenticano ovviamente quanto il polo riminese stia facendo per offrire una qualità superiore ai suoi iscritti. Ogni anno circa 1.300 riminesi diventano “dottori” – in prevalenza in area tecnico-scientifica – disposti e disponibili ad entrare nel mondo del lavoro. “Proprio per questi giovani, – aggiunge Bulletti – la aziende e le imprese locali devono avere un occhio attento e non lasciarli andare via come spesso succede.”
Per affrontare un mercato che fatica ad assorbire giovani leve, Bulletti in collaborazione con Provincia e Università, vuole puntare su una nuovo corso di studi in grado di attirare studenti e legarli professionalmente al territorio riminese. “Si tratta di una facoltà legata al benessere e alla salute per dare spazio a figure professionali in grado di migliorare gli stili e la qualità della vita. Ovviamente l’obiettivo è di creare sbocchi concreti e duraturi nel tempo.”
In questo senso i giovani della Riviera non hanno mai dimenticato l’importanza dell’istruzione per ottenere un posto di lavoro migliore. Secondo un’analisi decennale, dal 2000 a oggi la media degli iscritti è di 7.855 con un calo poco rilevante dello 0,8%. Tra questi il 42% ha scelto il settore tecnico-scientifico, il 24% l’area umanistica, il 18,8% economia e statistica mentre il 9,3% l’area giuridica. Da dati elaborati risulta che le più virtuose sono le donne; le iscrizioni “in rosa” (56%), infatti, superano quelle dei maschietti. Le ragazze oltre ad iscriversi all’università in numero maggiore, sono anche quelle che danno un peso significativo all’area umanistica, giuridica e politico sociale, mentre i colelghi maschi preferiscono l’area tecnica-scientifica.
Ragazzi e ragazze si danno da fare sui libri. Il 72% degli universitari riminesi è in corso con il piano di studi, un dato in crescita (+1,7% rispetto all’anno scorso).
Il polo universitario riminese resta una roccaforte con 5.841 studenti, in aumento del 3,8% rispetto al 2009. Tra gli 11 corsi di laurea disponibili spiccano per aumento positivo Farmacia (+84%) e Scienze della formazione (+70%). Ad avere la meglio fino ad oggi è Economia che concentra il 36,5% degli iscritti anche se negli ultimi anni ha subito una forte contrazione: -8.5% e -30,5% in Scienze statistiche. Ma chi sono questi iscritti? La maggior parte proviene dall’Emilia Romagna (61,8%) e di questa fetta il 34,2% vive nella nostra provincia. Il resto ha origini marchigiane (8%), pugliesi (7,45%) e siciliane (13,8%). Gli stranieri sono una nicchia, appena il 5,9% conteggiando anche i vicini di casa sammarinesi (54%): su 350 prevalgono cinesi (una sessantina) e albanesi (6,6%).
Marzia Caserio