Il Luc Besson che non ti aspetti? Almeno dopo la trilogia dei Minimei. Eppure nella filmografia del francese di donne forti ce ne sono state, dalla “guerriera” Nikita alla pulzella di Orleans Giovanna d’Arco. Ma The Lady non usa armi, ma la forza della ragione. Parliamo di Aung San Suu Kyi, la coraggiosa leader birmana, Nobel per la pace nel 1991, determinata nella sua sfida contro la dittatura del paese, per assicurare alla Birmania la necessaria democrazia. Coraggiosa anche quando tentano di fare “terra bruciata” attorno a lei, con gli arresti domiciliari e l’impedimento di vedere la sua famiglia (non riuscì a stare accanto al consorte, professore di Oxford, negli ultimi mesi di vita). Liberata nel 2011, Suu Lyi continua la sua battaglia contro l’oppressione tuttora esercitata nel suo paese.
Pur nei limiti di una rappresentazione cinematografica che cerca l’emotività spettacolare, The Lady (scritto da Rebecca Frayn) risulta film convincente, grazie soprattutto alla sentita interpretazione di Michelle Yeoh che fornisce il giusto vigore e la giusta corposità al personaggio, ben affiancata da David Thewlis nei panni del fedele consorte Michael.
>The Lady rievoca la storia della leader, dall’uccisione del padre da parte dei ribelli, al ritorno in patria per assistere la madre malata, procedendo per la sua entrata in campo in politica e la sua lunga battaglia contro l’implacabile regime dittatoriale che non esitava a sparare sulla folla per evitare qualsiasi processo democratico. Nell’equilibrio tra pubblico e privato, Besson riesce a catturare piuttosto bene l’attenzione del pubblico verso una figura animata da grandi sentimenti di pace, democrazia e libertà.
Cinecittà di Paolo Pagliarani