Non è certamente la Rimini di tutti i giorni, ma quella in qualche modo rivista e corretta dall’estro e dall’immaginazione di un grande artista, quella di cui parlano New York Times, Wall Street Journal e Vogue, in un articolo apparso, alcune settimane fa, nelle proprie colonne dedicate a moda, arte e spettacolo. Occasione dell’articolo, la serata di gala organizzata per la prima nella Grande Mela di Caro Federico, una piece presentata al teatro Pershing Square Signature Center di Manhattan.
A guidare la serata, destinata a raccogliere fondi, è stata l’attrice Isabella Rossellini, che ha introdotto l’evento con queste parole. “Mio padre riteneva Fellini il più divertente dei suoi amici. Quello che più vorrei, questa sera, è far rivivere il senso dell’umorismo di Federico, così spiccato da finire per diventare addirittura un aggettivo”. Obiettivo centrato, stando a quanto continua a raccontare il Times: “a farla da padrona, nel corso della serata, sono state alcune letture delle star hollywoodiane Diane Lane ed Edward Norton, intervallate da scene dei maggiori successi di Fellini, in un’atmosfera sorprendentemente intima e nostalgica, che ha fatto riaffiorare in molti degli intervenuti una lunga passione latente per capolavori quasi-autobiografici come Amarcord, La Strada, La Dolce Vita e 8 e mezzo”. Lo humor di Fellini, tanto invocato durante la serata, non certo è mancato di affiorare in una serie di vecchie interviste in cui è lo stesso regista a parlare e in cui racconta, tra l’ironico e il divertito, la sua infanzia riminese: “Mia nonna, quando ero bambino, assomigliava alla moglie di Toro Seduto”. Chissà che avrebbe pensato, il regista, del gala in suo onore. Chissà che avrebbe pensato di tutto quel contingente di starlets e cittadini della New York bene con sorrisi felini e zigomi improbabili. Magari avrebbe potuto trarne materiale per un nuovo film. Del resto, come lui stesso amava dire, sono le facce ciò di cui si ha più bisogno quando si deve fare un film.
Fabio Parri