Ma chi l’ha detto che Rimini Fiera è in crisi? Per la Spa riminese parlano le cifre, e lo fanno in maniera eloquente. Con 79 milioni di fatturato (+0,6%) e 2,2 milioni di utile netto, il gruppo Rimini Fiera Spa stabilisce infatti il miglior risultato fra tutte le grandi fiere italiane per redditività. Il gruppo BolognaFiere, ad esempio, si ferma a 497mila. Milano può sbandierare quasi lo stesso risultato (2,1 milioni) ma vanta anche 13 milioni di contributi pubblici. Il dato emerge dal bilancio consuntivo 2010 presentato dalla fiera riminese, gruppo che controlla altre otto aziende, che contribuiscono al risultato per quasi un terzo. L’utile prima delle imposte (4,4 milioni) supera di oltre quattro volte quello dell’anno precedente. Il margine operativo lordo è di 13,1 milioni.
Il bilancio lascia dunque la porta aperta all’ottimismo. E il presidente Lorenzo Cagnoni prende la palla al balzo per mettere a tacere le voci incontrollate e infondate e, lancia in testa per avventurarsi nel prossimo futuro della Fiera, del Palacongressi, di Rimini.
Partiamo dall’utile netto che vi pone in testa alla classifica italiana.
“Un risultato che nessun altro competitor italiano può vantare – commenta soddisfatto Lorenzo “il Magnifico” – Un segnale positivo se messo in relazione con le difficoltà derivanti dal ciclo economico. Il bilancio mantiene infatti la nostra redditività al top del settore. Non nascondiamo che il 2009 è stato l’anno delle difficoltà e delle criticità. Ma siamo comunque riusciti ad onorare i due principali impegni assunti: applicare una forte politica di investimenti e sostenere l’innovazione. Ciò ci ha consentito di lanciare nuove manifestazioni che ovviamente non ci hanno fornito redditività consistenti, anche in virtù dei forti oneri promozionali che ogni start-up comporta, ma hanno posto le condizioni per una prospettiva di crescita e sviluppo che ci fa ben sperare per il futuro”.
I numeri del 2010 parlano ancora di 9.398 espositori, 1.691.892 visitatori e 1.089.400 metri quadri venduti.
“Sono altri dati di cui andare fieri. Vorrei però soffermarmi su un aspetto che viene poco messo in luce, mentre invece merita attenzione. La ricaduta sull’economia della provincia riminese di Rimini Fiera spa è pari a 869 milioni di euro. Se aggiungiamo i 220 milioni di indotto del Palas, fa il 15% del Pil provinciale”.
Eppure in molti a Rimini in queste settimane avevano alzato ombre sui conti della Fiera.
“Vorrei che prendessero informazioni più corrette. L’infuocarsi della campagna elettorale ha fatto perdere la lucidità a qualcuno”.
C’è da registrare però un leggero calo del pubblico: 1milione e 691mila contro 1 milione 895mila del 2009.
“I primi mesi del 2011 hanno già segnato una ripresa anche su questo fronte”.
Parliamo del prossimo futuro. Quali novità all’orizzonte per Fiera di Rimini?
“Sul fronte Technodumus, il Salone dell’Industria del Legno per l’Edilizia e il Mobile, parte con un tour sui mercati esteri strategici, da Hannover alla Cina, a Guangzhou. E poi le sei nuove manifestazioni previste nel 2011: da Thermalia (salone del turismo termale) a Tecpa sulle tecnologie pastarie, fino alla grande fiera sullo sport, Sport Days, organizzata con il Coni dal 9 all’11 settembre ”.
La possibile alleanza con Bologna ha tenuto banco per lungo tempo. Oggi si parla però di un nuovo accordo con Forlì e Cesena. E di un progetto regionale per mettere in sinergia e non in competizione le fiere emiliano-romagnole che vede l’aggregazione su tre poli: Parma (per Parma e Piacenza), Bologna (per Bologna, Reggio Emilia, Ferrara e Modena) e Rimini (per Rimini, Cesena e Forlì).
“Rimini Fiera guarda anche alle alleanze strategiche sul fronte interno. Pronto un piano industriale da sottoporre a Cesena e Forlì per realizzare una nuova, grande società fieristica romagnola”.
Per il consigliere delegato in regione Campagnoli c’è “un grande patrimonio fieristico, con i poli di Bologna, Parma e Rimini, ognuno con la sua specializzazione. Non credo che ci siano campanili in competizione”.
“È un’opinione sostanzialmente in linea con quella espressa dall’assessore regionale alle attività produttive Gian Carlo Muzzarelli: «In Emilia-Romagna c’è la piattaforma fieristica più importante d’Italia, dobbiamo trovare le sinergie in un sistema che se si mette insieme può dire la propria nel sistema internazionale»”.
Con il nuovo Palas lei assicura: raddoppieranno i fatturati e triplicheranno le presenze.
“Sono numeri già contenuti nel piano industriale di Convention Bureau, mica sono inventati”.
Per lavori di messa a norma della durata di 15 giorni, è stata necessaria una concertazione di otto mesi. Non le sembra eccessivo?
“In effetti tra Cofely (la ditta realizzatrice del Palas, ndr) e l’ex Genio Civile sono andati un po’ lunghi: c’erano diversità di opinione. Sul Palacongressi è stato realizzato, caso unico in Italia, un vero e proprio trattato: chissà, magari potrà tornare utile alle Università”.
Già, ma quando aprirà il Palacongressi?
“Lo apriremo nel 2011, ma non azzardo una data perché non voglio sbagliare nemmeno di un giorno. Certo, se c’è ancora qualche riminese che non si augura la sua apertura, allora bisogna mettergli la camicia di forza”.
Non lo cita ma è chiaro che si riferisce a Gianluca Pini. L’onorevole della Lega ha già detto di voler vedere tutte le carte anche degli adeguamenti ai lavori.
“Rilancio. Per amore di trasparenza, questi atti dovrebbero essere visibili a tutti i riminesi. Non abbiamo nulla da nascondere. Purtroppo non so se questo, per legge, sarà possibile”.
Ultima domanda. Chiederete i conti alla Cofely?
“Abbiamo buona ragioni per aprire un contenzioso con Cofely, e ci stiamo preparando a farlo. A chi continua a rinfacciarci le colpe di questa situazione, va ribadito: noi siamo la proprietà, Cofely la ditta che aveva un contratto di general contractor per consegnarci chiavi in mano il Palas”.
Arriverà con un anno di ritardo. E ciascuno, a quel punto, si assumerà le sue responsabilità.
Paolo Guiducci