Gira il mondo con un solo obiettivo: difendere i bambini, quelli più disagiati e svantaggiati in particolare. Un intento nobile, al quale non sempre riesce ad attendere, stretta com’è tra funzionari delle Nazioni Unite e medici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Ma il suo marcato accento riminese non l’ha perduto. Di Villa Verucchio, per la precisione. Roberta Cecchetti, 43 anni, è nata a due passi dal convento “Santa Croce” dei frati minori, quello del cipresso piantato da San Francesco per intenderci. Da qui, dopo cinque anni “intermedi” di studi al Perito Turistico, ha preso il coraggio a due mani e si è gettata nella mischia a favore dei più piccoli. Dall’Africa al nord Europa, dallo Yucatan sterminato alle più remote province della Cambogia.
Roberta Cecchetti oggi è la rappresentante di Save the Children presso le Nazioni Unite di Ginevra. La “sua” organizzazione umanitaria è largamente coinvolta nelle indagini dell’Onu, fornisce supporti per la partecipazione dei bambini e produce richieste su argomenti tematici che includono l’abuso sessuale sui minori, i bambini in contrasto con la legge, la violenza basata sulla differenza dei sessi, le punizioni fisiche e umilianti.
In particolare, Roberta è membro dell’unità operativa di “Save the Children” relativa alla violenza contro i bambini. In precedenza è stata responsabile del Programma sui diritti dei bambini all’OMCT (Organizzazione Mondiale contro la Tortura) e c’è la sua impronta nella redazione della “Dichiarazione di Tampere”, che ha chiesto la creazione di una speciale procedura riguardo alla violenza contro i bambini.
Dove si redigono programmi di caratura mondiale in favore dell’infanzia sfruttata, repressa o svantaggiata, Roberta c’è.
“Lavoro ormai da anni a Ginevra per Save the Children. Di cosa mi occupo? – si racconta con la consueta riservatezza la 43enne di Villa Verucchio –Cerco di influenzare le politiche e decisioni delle Nazioni Unite affinché promuovano e sostengano la protezione dei bambini e adolescenti da ogni forma di violenza. Sto anche leggendo Il museo dell’innocenza del Nobel Orhan Pamuk: lo consiglio a tutti”. È appena tornata da Amsterdam con puntata in Danimarca e Francia, mentre a New York è intervenuta all’Onu. Una girovaga. “Non l’abbiamo mai ostacolata. – ammette babbo Rodolfo – Già al tempo dello stage a Bruxelles per la tesi, si era capito che il mondo sarebbe stato la sua casa”. Con qualche comprensibile timore da parte di mamma Mariola, mentre i fratelli Giacomo (45 anni), Danilo (42) e Marco (27) facevano il tifo. Il lavoro è duro e rischioso. In Turchia ha trascorso brutte settimane: impegnata in un’indagine sul trattamento dei carcerati, con il governo impegnato a non far trasparire un’immagine poco confacente, se l’è cavata facendosi scortare ogni giorno da un funzionario dell’ambasciata.
“Adoro il mio lavoro, cambia ogni giorno. È una bella soddisfazione cercare di contribuire a migliorare la vita dei bambini. A volte è difficile, come per tutti i lavori. E allora mi rifugio nel progetto segreto di aprire una piadineria a Ginevra. Anche i miei fratelli ci starebbero!”.
Il progetto rischia di rimanere tale, a ben vedere l’agenda di lavoro della Cecchetti. È appena ritornata dallo Yucatan, il suo ufficio è invaso da documenti, cartelline, fogli e notes. Ha un master in studi sullo sviluppo, “ma di tanti anni fa ormai… spero di fare altre formazioni!”.
E quando chiedono alla signora Save the Children quante lingue parla, lei risponde: “oltre all’italiano, all’inglese e al francese, fingo di parlare lo spagnolo. E il romagnolo!”.
Paolo Guiducci