Ogni euro nella Chiesa deve essere speso per il bene della gente, per sostenerne la speranza e la gioia, attraverso l’evangelizzazione e la liturgia, per assecondarne la vita concreta, attraverso la carità; per sostenere la concreta possibilità di tutto ciò attraverso strutture indispensabili ed essenziali”. L’Economo Diocesano inquadra così il Bilancio 2018 della Diocesi di Rimini, appena presentato a sacerdoti e laici e approvato. Un “esercizio” chiuso con la “buona notizia” del segno più, ovvero un avanzo di 1.683.748,10 euro, con un miglioramento rispetto al 2017 di 602.779,64 euro.
I conti migliorano, dunque, nonostante una diminuzione dei ricavi, passati da 4.558.633,14 a 4.411.632,78, con una differenza negativa di 147.000 euro. Le entrate sono garantite da offerte, locazioni (sempre meno e sempre meno redditizie), donazioni e vita delle parrocchie. “Le spese da fronteggiare, per la Diocesi di Rimini, – spiega don Danilo Manduchi – si riferiscono invece alla gestione, ai restauri, alle nuove costruzioni di culto e alla pastorale, ai contributi alle associazioni parrocchiali, alle attività e alla vita delle stesse parrocchie e soprattutto alla carità”.
La voce di gran lunga più importante nella colonna “costi” è, infatti, quella “contributi erogati”: 1.088.245. Anche questo capitolo, purtroppo, deve fronteggiare la crisi, e nel 2018 sono stati erogati quasi 359.000 euro in meno rispetto all’anno precedente. Al secondo posto nella classifica dei costi figurano gli interessi passivi (472.298), seguiti dalle spese di gestione, che fanno registrare un’arretramento virtuoso di ben 91.500 euro, passando da 543.186.000 a 451.743 euro. Importante anche la voce “Imposte”: la Diocesi ha pagato nel 2018 187.585 euro.
“La somma che la Diocesi destina per aiutare la vita delle persone, delle famiglie, dei poveri, degli emarginati, degli anziani, ecc. è significativa. – fa notare don Manduchi – Infatti più della metà del finanziamento annuale dell’8×1000 alla Diocesi (780.000 euro su circa 1.500.000) vengono destinati per questa urgenza così pressante, avendo a cuore ogni persona e non solo i credenti”.
Due le macrovoci da sottolineare nel capitolo “Ricavi”, che vanno in direzioni completamente opposte. Se i contributi ricevuti sono scesi di ben 225.210 euro (passando da 1.618.944 a 1.393.733), sono invece aumentate le offerte varie: +81.128, toccando quota 753.040.
Prosegue anche il cammino verso l’azzeramento del debito, nato – rammenta l’Economo “tra il 2008 e il 2013 quando alcuni investimenti (alcune parrocchie e centri pastorali, il nuovo seminario e Istituto di Scienze Religiose, la messa a norma del vecchio seminario affinché vi potesse essere ospitata una scuola di circa 800 alunni ecc.) che era previsto dovessero essere pagati con alienazioni di immobili non più necessari alla vita della Chiesa non erano andati a buon fine”. Si è dovuto così ricorrere al credito bancario. “Nel 2014 abbiamo redatto un piano di rientro che stiamo perseguendo con fedeltà: da 36 milioni di debito bancario del 2014 siamo passati ai 21,5 milioni circa attuali, (avendo però anche 5 milioni di crediti da riscuotere nei prossimi 5 anni)”.
Un buon risultato dunque, confermato anche dai complimenti ricevuti dal dirigente di una importante banca nazionale che dà atto a Rimini di lavorare molto bene. “Ma non deve farci dormire sui risultati raggiunti”.
L’articolo continua con un’intervista a don Danilo Manduchi, sul numero in edicola da giovedì 28 marzo o sull’app