Oggi la parrocchia del Centro Storico, coi suoi 5.800 abitanti, sta al passo con le grosse parrocchie intorno alle mura: San Gaudenzo, San Giovanni Battista, S. Giuliano al Borgo…
Ma bisogna tener presente che questa parrocchia è anche il risultato dell’accorpamento di tante parrocchie, racchiuse fra le mura. In due tempi si è passati, prima da sette a quattro e ora da quattro a una parrocchia. E, nonostante tutto, il numero dei parrocchiani è più o meno equivalente a quello di una parrocchia medio-grande.
Questa riduzione ad una sola parrocchia non è dovuta solamente al sempre più ridotto numero di sacerdoti in attività pastorale, ma anche ad una più omogenea distribuzione del clero in base al numero degli abitanti. E il Centro storico, purtroppo, si è drasticamente ridimensionato nel numero degli abitanti.
Dunque oggi la Visita Pastorale giunge al Centro Storico, nella parrocchia di Sant’Agostino, abbracciando le chiese, prima titolari di parrocchie, dei Servi (S. Maria in Corte), di San Nicolò e del Duomo (Santa Colomba).
Parroci in solido sono don Dino Paesani e don Vittorio Maresi, l’uno già parroco a San Nicolò e l’altro parroco a Santa Colomba presso la Cattedrale.
Da don Dino cerchiamo di avere una fotografia del Centro Storico, dal punto di vista religioso, un po’ più dettagliata.
“La nostra è una parrocchia in cui si vive una spiritualità tradizionale, incentrata sull’anno liturgico, con i suoi ritmi ordinari e i momenti forti. Il clima spirituale che si respira è molto apprezzato e ciò si rende evidente nei sentimenti di amicizia e di cordialità che si manifesta tra i fedeli al termine di ogni celebrazione. La Santa Messa domenicale vorrebbe essere il punto di arrivo a cui conduce la catechesi sia della iniziazione cristiana, sia degli adulti, e di partenza per l’attività missionaria e di carità. Molti parrocchiani, specialmente i più anziani, per la vita liturgica fanno riferimento alle parrocchie di origine o ai santuari (S. Chiara, Paolotti, S. Bernardino). La parrocchia difficilmente riesce a raggiungere tutti. I più giovani, specialmente le famiglie con bambini e ragazzi in età scolare, fanno riferimento alla chiesa parrocchiale, ma per molti di loro la frequenza alla santa Messa domenicale è scarsa. Gli incontri formativi sono poco partecipati per cui gran parte delle famiglie vive lontana dalla parrocchia. La parrocchia risente, ovviamente, del frazionamento precedente fra tante parrocchie distinte e anche della presenza di chiese officiate da religiosi. Ma tutto è a lode di Dio”.
Una volta il Centro Storico era il cuore pulsante della città. È ancora così?
“Non mi pare. Anche dal punto di vista amministrativo e civile c’è stato un notevole decentramento. Il centro storico si caratterizza oggi per una popolazione molto eterogenea: molti anziani, persone sole, anziani soli con la badante… Per buona sorte c’è anche un discreto numero di famiglie giovani. In diverse zone della città si nota uno sgradevole degrado (vie non curate, case vecchie, appartamenti vuoti, negozi sfitti…). Tutta questa eterogeneità, l’estraneità e la non conoscenza tra vicini di casa, qualche volta genera sospetto e diffidenza, rendendo pesante il clima in cui si vive. Per altro verso però il territorio del Centro Storico è costellato di chiese molto belle, di monumenti che per se stessi e per le opere d’arte che racchiudono rappresentano un tesoro d’arte e di fede che meriterebbe di essere valorizzato molto più di quanto non lo sia attualmente, sia da un punto di vista puramente artistico, sia da un punto di vista della fede”.
Come si è arrivati a formare una sola parrocchia di tutto il Centro Storico? Ci sono state reazioni e contestazioni?
“La realizzazione di una sola Parrocchia, con il nome di S. Agostino, è passata attraverso il coinvolgimento delle varie parrocchie preesistenti ed ha avuto come esito il voto favorevole di circa l’80% dei presenti all’assemblea, tenutasi il 1° dicembre 2002. Nonostante tale esito consultivo, nel momento in cui si è passati dalla decisione alla concretizzazione, sembrava che non si fosse più d’accordo su nulla. Ciascun parrocchiano cercava con tutte le sue forze di rimanere attaccato all’ombra del proprio campanile. Si sa che lasciare è sempre difficile, ed in questo caso si trattava di abbandonare le consuetudini acquisite e radicate nelle pieghe della vita del proprio particolare, rischiando di non abbracciare e di non amare qualcosa che ci veniva donato, ma che appariva comunque sconosciuto.
Non è stato facile! I due parroci, di S. Nicolò e del Duomo (don Dino e don Vittorio, ndr) sono stati nominati parroci in solido della nuova parrocchia, affiancati da don Lazzaro e da un sacerdote più giovane (don Giampaolo). A loro è stata affidata la cura della chiesa di S. Agostino, dei Servi e di S. Nicolò. Per scelta, onde manifestare il desiderio di curare le tre chiese con uguale premura, i sacerdoti si alternano nelle celebrazioni, in modo che ognuno possa essere presente in tutte le chiese. Inizialmente le difficoltà sono state molte e la sensazione che si viveva era quella di chi deve remare con il vento contrario. Però, un’azione pastorale paziente e la disponibilità delle persone, si sono rivelate vincenti e oggi si può riconoscere senza fatica che si respira un clima di fraternità e di comunione. Ciò non vuol dire che le difficoltà si siano volatilizzate. Abbiamo imparato ad amare gli altri nella loro diversità, accogliendoli come ricchezza e non come esito di uno strappo”.
Una parrocchia sola, ma tante chiese. Avete strutture pastorali che aiutino a creare comunione e partecipazione?
“Se, per comodità delle persone e soprattutto degli anziani, la liturgia domenicale viene celebrata nelle varie chiese; tutte le altre attività pastorali sono espressione di un’unica parrocchia: un gruppo liturgico unico per tutti; la catechesi di Iniziazione cristiana organizzata unitariamente con momenti comuni di formazione per i catechisti; il Consiglio Pastorale Parrocchiale… E non dimentichiamo gli strumenti che ci siamo dati per stimolare la comunione: Il giornalino «CI SIAMO», esprime la volontà dei sacerdoti e degli operatori pastorali di essere vicini a tutti. Ha una frequenza mensile da settembre a giugno ed ha lo scopo di portare la vita della comunità in tutte le famiglie. Accanto al giornalino c’è la rete dei «messaggeri», costituita da un gruppo di circa 150 persone. Ognuno di loro porta il giornalino mediamente in 15 famiglie, vicine di casa. Altro strumento importante è il calendario: ogni anno viene curata la realizzazione di un calendario della parrocchia con gli appuntamenti più importanti, sia della parrocchia che della diocesi. È arricchito di fotografie della vita parrocchiale. Anche alle famiglie che non partecipano fornisce una immagine della comunità.
Vivendo poi gomito a gomito col Centro Diocesano, tutte le iniziative della Diocesi diventano per noi momenti formativi e di comunione”.
Tutte queste sono iniziative e attività che coinvolgono settori specifici della pastorale. Ci sono momenti, oltre all’Eucaristia domenicale, aperti a tutti, che aiutano e stimolano la comunione?
“Dallo scorso anno la parrocchia vive l’esperienza delle giornate comunitarie, complessivamente quattro ogni anno. Queste giornate sono vissute nella condivisione dell’Eucaristia al mattino, del pranzo insieme nei locali parrocchiali e del momento formativo alla fede vissuto nel pomeriggio. Dopo l’intervallo del pranzo ci ritroviamo ancora in chiesa per ascoltare la relazione di un sacerdote sul tema dell’anno e poi per comunicarci riflessioni e sentimenti. È un momento bello e, credo, porterà buoni frutti di unità”.
Oggi in Diocesi è imprescindibile il discorso sulla pastorale integrata. Voi qui, al Centro Storico, di fatto lo avete iniziato già 10 anni fa, con la costituzione dell’unica parrocchia.
“Dato che la nostra Parrocchia è assai vetusta e nello stesso tempo molto giovane, in questi primi dieci anni, si è lavorato con buoni risultati, soprattutto all’interno dei vari settori pastorali, che si sono formati con persone provenienti da quattro diverse comunità parrocchiali, persone delle quali si è imparato ad apprezzare competenze, carismi, abilità.
Riguardo ad una logica integrativa, pur con delle difficoltà, ci possiamo considerare in cammino. Cresce infatti la sensibilità dei singoli operatori pastorali verso le attività e i momenti curati dai vari gruppi. Particolarmente in questi ultimi anni si favoriscono l’amicizia e la collaborazione fra operatori, famiglie, giovani, ragazzi e anziani, particolarmente con le giornate comunitarie. Per sollecitare il più possibile la partecipazione a questi momenti, il parroco suggerisce sempre il sistema del passa parola.
Aderendo poi alla richiesta del nostro Vescovo, abbiamo cominciato a sensibilizzarci sulla formazione della Zona pastorale che ci vede uniti alla Parrocchia di S. Girolamo. Ci sono già stati due incontri comunitari, una piccola assemblea e un incontro di preghiera per l’unità dei cristiani. L’adesione è stata parziale, ma accettabile, data la novità”.
<+nero>La millenaria storia di tante comunità parrocchiali di Rimini oggi sta ritrovando il suo alveo comune nell’unica parrocchia di Sant’Agostino, come del resto unica è l’eredità religiosa, artistica e culturale dell’intera città.
Egidio Brigliadori