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La compagnia non ha stagioni

La Riviera riminese d’estate è una repubblica fondata sul lavoro (dei tanti operatori turistici), sulla leggerezza, la voglia di convivialità, la musica ad alto volume, lo stare insieme di vacanzieri e non.

Anche d’estate però si muore, e si muore di solitudine. Giuseppina e Leonardo, ad esempio.

88 anni lei, riminese, 58 lui, originario di Canosa di Puglia. Due storie molto diverse tra loro ma accomunate da un tristissimo filo rosso: entrambi sono usciti di scena non solo senza riflettori puntati addosso ma addirittura al buio, nel più totale, assordante silenzio.

Giuseppina Ricci viveva sola nel condominio di via Carlo Porta. Da settimane non la si vedeva più in giro, ma nessuno si era preoccupato della scomparsa. Fino a quando un vicino di casa non si è insospettito, contattando l’amministratore di condominio. Quando la Polizia di Stato è entrata nell’appartamento della donna, ha trovato il corpo di Giuseppina

in avanzato stato di decomposizione. Il decesso potrebbe essere avvenuto più di un mese fa, forse addirittura due mesi, con ogni probabilità a causa di un malore.

Chiamiamolo pure dramma della solitudine: la sintesi giornalistica forse anestetizza la coscienza ma non elimina la tragedia.

Leonardo Polito è stato rinvenuto disteso alle prime luci dell’alba di un afoso giovedì tra i tavolini di un bar in piazza Cavour a Rimini.

Non era reduce da un rave party: il senza fissa dimora è deceduto per cause naturali. In tasca aveva una tessera della Caritas di Rimini.

Probabilmente non era stanziale in città, ma solo di passaggio a Rimini. Uno status che non cambia di una virgola la dignità che gli operatori Caritas – che l’hanno incontrato al Centro di Ascolto – gli hanno riconosciuto in quanto uomo. E gli hanno dedicato una serie di messaggi. “ Chissà se saremo riusciti ad aiutarlo in qualche modo. Quanta povertà e solitudine vediamo tutti i giorni, persone abbandonate a se stesse per la situazione in cui si trovano” ha scritto uno di loro. “ È importante far sentire alle persone che ‘ascoltiamo’– rilancia un altro operatore del Centro di Ascolto – che a noi importa di loro, che siamo vicini alle loro sofferenze, senza giudicarle.

Si parla di una vita greve per Leonardo. – aggiunge un altro – Purtroppo, a volte l’ascolto non basta per quanto possibile dovremmo potere ‘fare’ di più. Nel Vangelo Gesù ci invita a dare aiuto e consolazione a chi ne ha bisogno. Ma in verità ci dice che anche ognuno di noi porti la sua croce insieme a Lui, perché non ci sarà tolta, ma sarà più leggera”.

Le storie di Giuseppina e Leonardo ci aiutino a non mandare in vacanza l’empatia e la compassione, nemmeno d’estate e con il caldo afoso, quando Rimini (e la Riviera da Bellaria a Cattolica) diventa la capitale italiana delle vacanze. Non lo meritano loro, e nemmeno la nostra umanità.