Ci sono voluti quattro anni di progetti e tre stagioni di lavori per portare a termine l’opera. Ma domenica, finalmente, Villa Verucchio ha abbracciato la sua nuova chiesa. Officiato in realtà dalla domenica delle Palme, l’imponente edificio sacro domenica 8 giugno alle ore 18 è stato ufficialmente inaugurato e consacrato dal vescovo mons. Lambiasi. Una grande festa negli spazi esterni della parrocchia ha concluso la giornata di festa.
“Sappiamo bene che un tempio liturgico non è una generica opera architettonica e non si può considerare come semplice monumento religioso, eretto alla divinità o ad un santo patrono.– ha detto il vescovo Francesco nei primi passi dell’omelia – Elemento caratterizzante l’edificio per la celebrazione cristiana è la sua capacità di essere «simbolo» di una realtà più grande, appunto la Chiesa come la famiglia dei figli di Dio. Se la chiesa-edificio si può rassomigliare ad una grande casa, allora la chiesa di pietra rimanda alla grande Chiesa, la Chiesa-famiglia. Possiamo perciò stabilire la seguente proporzione: la chiesa «minuscola» sta alla Chiesa «maiuscola», come la casa sta alla famiglia.
Non si pensi però ad un rapporto puramente strumentale: come la casa non è un semplice contenitore della famiglia che vi abita, così la chiesa non si può ridurre a mera struttura logistica. Il rapporto che la lega alla grande Chiesa corre piuttosto sul filo simbolico-sacramentale: la chiesa di pietra è insieme segno-immagine della comunità cristiana”. Il presule si è poi soffermato sulle caratteristiche proprie della nuova chiesa di Villa Verucchio, in particolare l’idea-madre che ha ispirato il progetto architettonico, la fede della comunità cristiana nell’evento capitale della storia: la morte e la risurrezione del Signore. “Di qui la cellula germinale da cui si sviluppa in modo armonico e organico tutto l’edificio liturgico: la croce gloriosa del Signore.
Il progetto infatti porta impresso sia nel disegno planimetrico che nella concezione volumetrica dello spazio il segno della croce inscritta nell’ottagono perimetrale, che ricorda il giorno ottavo, simbolo della risurrezione. La grande croce greca formata dalle quattro vele della volta centrale (cielo) riaccade sul pavimento (terra)”. Di qui l’augurio alla comunità parrocchiale: “come pastore della santa Chiesa riminese vi auguro che la vostra nuova chiesa parrocchiale canti la vostra fede, annunci la croce del Signore, proclami la sua risurrezione, nell’attesa della sua venuta”.
Alta la partecipazione all’evento; tra gli intervenuti, anche il vescovo emerito di Rimini, mons. Mariano De Nicolò, la dottoressa missionaria Marilena Pesaresi, e il rettore del seminario don Andrea Turchini con i seminaristi. La chiesa, dedicata alla Madonna Consolata, misura quasi 800 metri quadri e sorge sull’area del vecchio campo da calcio parrocchiale. Sotto l’edificio si estendono per la stessa ampiezza le sale parrocchiali e il teatro Giovanni Paolo II. Il progetto è dell’architetto Francesco Baldi. “Volevo evitare la soluzione anfiteatro, la quale non offre ai fedeli il senso della direzionalità” spiega. Dodici i pilastri come dodici sono gli apostoli realizzati dall’artista fiorentino Americo Mazzotta. Una chiesa di queste dimensioni è necessaria per una parrocchia come quella di Villa, che conta oltre 7000 anime. Manca all’appello la fontana con la grotta di Lourdes (da ultimare sul piazzale) e un ulteriore parcheggio che sorgerà al posto dell’ex sede scout, ma si tratta di dettagli. La chiesa, con il suo ampio piazzale, il verde e le piante, è ok. Compreso il campanile di quasi 38 mt che svetta sul paese. (p.g.)