La solidarietà non ha età. Sono numerosissimi, infatti, i giovani (studenti delle scuole superiori, dalla seconda alla quarta) che decidono di impegnarsi come volontari presso la Caritas Diocesana di Rimini. E non solo, perché si può trovare la stessa situazione in tutte le Caritas della regione, che vivono e operano in rete tra loro. Una situazione talmente positiva, che proprio nei giorni scorsi è stata indetta la prima Giornata del Volontario Caritas: lo stesso giorno (10 maggio) alla stessa ora, tutte le diocesi della regione hanno organizzato degli eventi per ringraziare i ragazzi che si impegnano tutto l’anno prestando servizio come volontari. Una giornata in cui siano i ragazzi i veri protagonisti. Così come lo sono in questo articolo, in cui raccontano le proprie esperienze in prima persona.
Enrico, 17 anni, studia al Liceo Scientifico Einstein e presta servizio volontario presso il Centro Educativo Caritas, dove sono accolti bambini di diverse nazionalità che vengono aiutati nei compiti e seguiti in attività ludico-ricreative. Per loro è un luogo di incontro e integrazione.
Enrico, da dove nasce la motivazione di metterti in gioco in questo modo?
“Tutto è cominciato nell’ambiente scolastico, perché ho avuto la fortuna di essere letteralmente calamitato dai miei compagni di classe, in particolare da una mia amica”.
È stata una decisione meditata a lungo o ti sei buttato?
“Ho iniziato con un evento singolo, stando con i bambini durante una festa di Carnevale. Grazie a quella esperienza mi sono reso conto che l’ambiente era molto bello, e che sentivo di poterci stare. Così ho deciso di continuare”.
Nello specifico, cosa fai durante il servizio?
“Qualche volta a settimana, da uno fino a tre pomeriggi, aiuto e supporto i bambini del Centro Educativo nel fare i compiti e, una volta finiti, gioco insieme a loro. E questo arricchisce in un modo impensabile”.
Come mai? Che rapporto si crea con loro?
“Perché trovo bellissimo l’approcciarmi a cose nuove, e farlo con i bambini crea una situazione di scambio reciproco: è un’occasione sia per ripassare certe materie, facili da dimenticare col tempo, sia per approcciarmi a nuovi contesti, intesi a livello culturale. Spesso, infatti, con i bambini parliamo delle loro origini e lo facciamo, però, senza alcun tipo di barriere, di filtri o di pregiudizi. Perché i bambini sono così, e sono io il primo a imparare da loro”.
Francesca, 19 anni, studia al Liceo Economico-Sociale Cesare-Valgimigli e opera come volontaria presso il Progetto di assistenza agli anziani, che si occupa di consegnare pasti e di effettuare visite domiciliari e accompagnamenti agli anziani accolti.
Già può essere inusuale pensare a un giovane che si metta così tanto in gioco con i bambini, con gli anziani lo è ancora di più. Da cosa nasce questa scelta?
“In realtà per quanto mi riguarda è stata una scelta quasi immediata, che ho sentito come naturale, spontanea. Questo perché abito con i miei nonni, e da che ho memoria mi è sempre piaciuto molto stare loro vicina, aiutarli in tutto ciò di cui hanno bisogno, sostenerli nelle difficoltà”.
Le stesse cose che fai come volontaria.
“Esatto, cerco di essere sempre pronta per sostenere i ‘nonni’ con cui mi rapporto durante le giornate di volontariato. E la soddisfazione più grande è quando riesco a vedere un sorriso sui loro volti, che mi dà la certezza di aver fatto la scelta giusta”.
Di cosa ti occupi, più precisamente?
“In generale sono lì per far loro compagnia, e sono occasioni per parlare e conoscerci a vicenda. Spesso infatti ci apriamo e parliamo delle nostre personalità, delle nostre vite”.
Studi alle superiori, quindi a breve arriverà l’inevitabile momento di pensare al dopo, al post-esame di maturità. Pensi che il volontariato continuerà a far parte della tua vita?
“Certamente si, mi piacerebbe molto poter continuare con il volontariato. Lo sento come una parte della mia vita, che continuerà a prescindere dalla mia età: fin da piccola, infatti, ho sempre amato aiutare le persone che ne avessero bisogno. È parte di me”.
La solidarietà, poi, porta ad altra solidarietà. Due ragazzi che ora svolgono servizio di volontariato con i bambini erano loro stessi, qualche anno fa, bambini accolti presso il Centro Educativo Caritas. “Da piccoli andavamo al Centro a fare i compiti e vedevamo queste persone che ci aiutavano e con cui avevamo un rapporto speciale. Da lì è nato tutto: una volta cresciuti, abbiamo voluto fare anche noi quella esperienza, per capire cosa provassero e per donare ad altri bambini ciò che noi stessi abbiamo ricevuto”.
Un circolo virtuoso, insomma. Da non spezzare mai.
Simone Santini