Un maestro d’asilo ingiustamente accusato di pedofilia e una comunità intera in piena caccia all’untore. È forte il tema del nuovo film di Thomas Vinterberger, il regista di Festen, che ci trasporta nelle drammatiche vicende di Lucas, maestro e uomo tranquillo, separato dalla moglie e desideroso di passare più tempo con il figlio. Il maestro è trascinato in un “buco nero” senza via d’uscita dalla piccola Klara che per una sua dichiarazione, non determinata dai comportamenti dell’educatore, scatena l’inferno nella piccola comunità. Tutti credono alla bimba e la paradossale situazione cresce in un parossistico coinvolgimento collettivo di bambini e adulti, tutti convinti di avere un “mostro” in casa. Nemmeno quando Klara confessa di aver detto una sciocchezza viene creduta: la madre e tutti gli altri sono ormai invischiati nella loro follia nei confronti di Lucas e nulla sembra poter far tornare la ragione nel villaggio.
Fa riflettere Il sospetto grazie ad una convincente regia in crescendo che trascina Lucas (il bravissimo Mads Mikkelsen, premiato al Festival di Cannes come miglior attore) in dinamiche di gruppo sempre più incontrollabili: questa volta vince l’“innocente” bugia di una bimba inserita in un ambiente non del tutto sano (i genitori litigano spesso, la bimba ha le sue piccole fobie e già all’inizio è sottolineato il trauma che fa scattare nella piccola il desiderio di comunicare la catastrofica menzogna). Lucas è sempre più attonito di fronte alla crescente spirale di violenza psicologica che assume persino le sfumature di un racconto horror, tutto molto controllato dal regista che sa benissimo di avere tra le mani materiale delicato e lo sfrutta al meglio in un racconto denso e ben congegnato.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani