Gesti semplici frutto di un’umanità quotidiana, senza lodi e senza attese. Gesti che danno speranza al presente e costruiscono il futuro. Sono quelli “distribuiti” a destra e a sinistra da Ilaria De Crescenzo, 16 anni, santarcangiolese iscritta alla III B del Liceo Scientifico “Marie Curie” di Savignano; e da Veronica Carichini, che di anni ne ha 19 anni, è di Savignano, e frequenta la V Scientifico sempre al “Marie Curie”. Sono loro, Ilaria e Veronica, le prime vincitrici del “Premio Bontà”, riconoscimento che il Lions Club Rubicone ha intitolato a Raffaello Gobbi, il 29enne savignanese scomparso improvvisamente il 10 agosto 2007, figlio di una socia Lions, prodigo di gesti di semplice umanità.
Il “Premio bontà”, alla sua prima edizione, viene assegnato ogni anno a studenti che nel corso della giornata profondono un’attenzione particolare verso gli altri, soprattutto nei confronti di persone con particolari bisogni. Giovani che si distinguono per un forte senso di altruismo. Alla consegna del premio, una borsa di studio di 500 euro e un diploma, c’era il sindaco Elena Battistini, il presidente del Lions Rubicone Giancarlo Fornari, il preside Carmelo Sergi e Maria e Bruno, i genitori di Raffaello.
Come si declina la Bontà in queste due ragazze? Ilaria fa volontariato presso i negozi Pacha Mama di prodotti equo solidali a Santarcangelo e Savignano, è catechista in parrocchia a Santarcangelo e segue l’Azione Cattolica. “Ho iniziato due anni fa – spiega – perché ho sentito il bisogno di fare qualcosa per gli altri. Ho chiesto di fare la volontaria al negozio di prodotti equo solidali e mi hanno fatto restare con loro”. Dal canto suo, Veronica Carichini si è sempre distinta per un comportamento di grande equilibrio cercando di risolvere le conflittualità fra docenti e studenti, aiutando chi si trova in difficoltà e in modo particolare un compagno non vedente. “Tutto è iniziato quando – bambina – con la mia famiglia andavo ai campeggi con il gruppo di servizio di Santarcangelo. – è la volta di Veronica – Con noi c’erano dei ragazzi con problemi e handicap. Alla mattina andavo a svegliare il ragazzo sordo, oppure chiacchieravo con lui gesticolando o scrivendo. Ho continuato cercando di inserire ragazzi extracomunitari. Arrivata al Marie Curie ho conosciuto un ragazzo cieco: lo aiuto negli spostamenti, a prendere il pullman, andiamo con gli amici allo stadio a vedere il Cesena e gli descriviamo la partita”. Tutto semplice, no?
Ermanno Pasolini