Riccione rivendica l’origine degli spaghetti alla carbonara, preparati per la prima volta dal noto chef Renato Gualandi di Bologna. Il piatto, con la sua ricetta originale, farà parte della cena di gala che si terrà domenica 20 nella cornice di Villa Mussolini. Durante la serata il cuoco dalle mani d’oro riproporrà fedelmente il menù della cena di liberazione dalle armate tedesche, che si tenne il 22 settembre 1944 all’hotel Vienna di Riccione. È qui che fu portata in tavola la prima carbonara della storia, cucinata dallo stesso Gualandi e servita da camerieri in abito militare. Per l’occasione il sindaco Daniele Imola dichiarerà ufficialmente Gualandi “inventore della carbonara”.
L’amarcord del noto chef è nitido: “Per festeggiare la liberazione di Riccione, avvenuta tra il 20 e il 21 settembre 1944, gli alleati anglo-americani di stanza a Riccione organizzarono una cena di gala la sera del 22. Il comandante delle truppe canadesi, il generale Eedson Burns radunò all’hotel Vienna, sede del suo Quartier Generale, ospiti d’eccezione: il Ministro Harold MacMillan, i generali Harold Alexader e sir Oliver Leese”. Per Gualandi, che con le sue doti culinarie ha deliziato pure i palati di nobili personaggi come la regina d’Olanda, Charles De Gaulle, Enzo Ferrari, Giorgio Bassani, nonché Guglielmo Marconi, Indro Montanelli, Beniamino Gigli, Wanda Osiris, Tyron Power, Enrico Mattei e Spadolini, fu un successo. “Per il menù – testimonia – mescolai elementi della cucina anglosassone con quelli della tradizione italiana. Gli ingredienti furono quelli messi a disposizione dagli alleati”. Gualandi creò così gli spaghetti alla carbonara, usando bacon cotto in un pò di burro, crema di latte e formaggio fuso, polvere di rosso d’uovo, spaghetti spolverati da una manciata di pepe macinato a fresco. Il piatto venne accompagnato da pezzetti di pane con prezzemolo per gustare fino in fondo il sugo piuttosto liquido della carbonara. Per la ricetta si avvalse pure di piccoli segreti carpiti all’estero, e soprattutto durante il servizio prestato presso il corpo dell’11esima armata italiana al castello di Idria nel 1943. Domenica sera gli invitati potranno assaggiare il “Menù dei vincitori”, servito da camerieri in abiti militari.
Il menù, oggi come allora, prevede anche canapè, tartine assortite a base di salumi e formaggi e crema di cuori di lattuga.Quindi l’ Irish stew e roast beef, cucinato alla griglia. Per finire sarà servito un plum cake alto circa un metro e mezzo. Come 64 anni fa, rappresenterà le due torri di Bologna. Nel 1944 i commensali, vista la perfezione del dolce e il suo auspicio, cioè l’attesa liberazione di Bologna, preferirono non consumarlo. Dopo il dessert seguiranno fichi fritti in salsa di rhum e il Welsh rare bit, specialità gallese con rossi d’uovo, liquore, sale, zucchero e pane.
Un’orchestra proporrà in sottofondo le melodie di Glenn Miller, Gershwin e Dixy. Un particolare: Gualandi, ultraottantenne, “mostro sacro” della buona cucina, dal celebre gastronomo Carnacina è stato definito “uno dei più valenti chef europei in attività di servizio”. Giuseppe Mantovano nel volume “La cucina italiana: origine, storie e segreti” lo pone fra i “massimi continuatori della grande tradizione alimentare italiana”. Nel ’39, a 18 anni, vinse a Genova i littoriali del lavoro per la cucina, superando il vaglio di una giuria severissima presieduta da un esperto del calibro di Luigi Carnacina. Nel 1963 i francesi gli assegnarono il loro solenne brevetto culinario. Poi lo nominarono Gran Cancelliere della Commandarie des Cordons Blues di cui, per incarico del ministro Gaston Gerard, fondò la Delegazione italiana con sede a Bologna nel vecchio ristorante 3 G in via Nazario Sauro. Già premio “Artusi”, è “profeta” delle erbe officinali e aromatiche che coltiva con passione nel suo orto sui colli di Misano.
Nives Concolino