Venerdì 9 maggio, il consiglio comunale di Monte Fiore dedica una seduta, interamente, al futuro dell’Unione dei comuni della Valconca. Già la scelta del luogo e della natura della riunione, il ‘parlamentino’ di uno solo dei 9 enti associati, era stata contestata da una consistente fetta della politica locale, così come il momento per l’apertura della discussione sulla spinosa questione visto che siamo ad un anno esatto dalle elezioni comunali che vede coinvolti quasi tutti i comuni (solo Monte Colombo non voterà nel 2009).
A precedere la serata molti interventi sulla stampa locale e polemiche, che hanno portato alcuni amministratori invitati a non essere presenti (è il caso di Claudio Battazza, coordinatore del PD nella vallata). La serata ha fruttato molte domande e poche risposte. In fondo gli stessi promotori dell’iniziativa montefiorese, il sindaco Berselli ed il capogruppo di minoranza Piccari, hanno voluto richiamare l’attenzione sul tema ed aprire il dibattito piuttosto che presentare ricette, anche se una possibile soluzione l’hanno auspicata: la fusione tra i comuni dell’Unione, di quella attuale oppure di un’altra da sperimentare.
La diagnosi
Intanto c’è da chiedersi se tutti sono d’accordo nel ritenere l’attuale ente sovracomunale come ‘bollito’ senza più futuro, oppure se si può ancora tentare un rilancio, difficile ma non impossibile. Per rispondere a questo è necessario capire quali sono stati i difetti d’origine e gli errori di percorso. Nell’assemblea montefiorese di diagnosi se ne sono sentite diverse, spesso opposte nell’individuare limiti oggettivi e soggetti colpevoli, molti dei quali assenti in quella serata. Ma erano presenti: il sindaco di Montegridolfo ed il vicesindaco di Monte Colombo di centrosinistra, ovviamente la giunta ospite ma anche il vicesindaco di Saludecio appartenenti a liste vicine al centrodestra; certo mancavano diversi esponenti delle maggioranze, in particolare del centrosinistra, ma brillavano per la loro assenza davvero pesante soprattutto quelle di Montescudo, che esprime l’attuale presidente, e di Morciano che è il comune principale e sede dell’Unione. E non è un mistero che proprio nel comportamento di questo ultimo ente molti individuano una fonte dei problemi dell’Unione, soprattutto dopo la sua scelta di riprendersi alcuni servizi.
Il futuro
della vallata
Ma bisogna chiedersi ancora se tutti sono d’accordo nel voler dare un futuro all’entità, se tutti ritengono che sia indispensabile unire nove debolezze per farne una forza. E che tipo di forza, da esercitare verso cosa o contro chi. Questa domanda non è poi così assurda, e non tanto per quanto ha riproposto Garattoni e, con un’altra forma, anche Falcinelli (un ritorno all’Unione a 4, quella della metà degli anni Novanta) o per le Contee inventate da Pierpaolini (un tema da riprendere, se non altro per l’originalità delle soluzioni proposte). Mettere insieme le scarse risorse di piccoli comuni è indispensabile, l’ha ricordato Fraternali, sindaco di Montegridolfo, il minore dei municipi valligiani, ma questo deve servire solo per gestire al meglio i servizi locali o può far aumentare l’attuale scarso potere contrattuale dei mini comuni verso la provincia e la regione? Per il primo obiettivo basta rilanciare l’Unione così com’è adesso, una sorta di consorzio di servizi con scopi ben precisati, e limitati; per il secondo obiettivo è necessario arrivare al più presto alla fusione per creare un unico comune che sarebbe il terzo nel riminese per popolazione ed il secondo per estensione, con potenzialità tutte da esplorare ma probabilmente enormi.
Da sempre questo è stato lo scoglio sul quale ha naufragato ogni tentativo di rilancio dell’Unione: che natura ha, quali compiti deve assumere e quali deve lasciare ai singoli municipi, se deve portare alla fusione o rimanere sempre in una sorta di limbo, un ente di secondo livello come sono appunto i consorzi di servizi. La discussione è riaperta e probabilmente terrà banco fino la primavera del 2009 quando partirà una nuova legislatura che in tanti casi vedrà nuovi protagonisti.
Maurizio Casadei