Un professore (Fabrice Luchini) sposato con una gallerista che si occupa di discutibile arte moderna (Kristin Scott Thomas) si fa “catturare” dagli scritti di un giovane allievo (Ernst Umahuer), il migliore della sua classe, che sta componendo una sorta di “tema a puntate” ambientato nella casa di un coetaneo dove si reca per studiare. Ma lo studio è solo un pretesto per entrare nell’abitazione e osservare più da vicino i suoi abitanti, con un gusto sempre più morboso, un senso di inquietudine crescente e l’ambiguità che domina nei suoi racconti che mettono in crisi il docente, alla ricerca disperata di appigli per riportare il ragazzo sui terreni della buona letteratura e sempre più confuso tra la realtà e il contenuto della pagina scritta.
Il nuovo film di François Ozon, il regista di Potiche, ricavato da una commedia teatrale di Juan Mayorga, è un processo narrativo intrigante, dove si alternano pagine più ironiche ad atmosfere quasi da thriller, con una colonna sonora (firmata da Philippe Rombi) che porta su sentieri hitchcockiani, con quella suspense sottile e intellettuale raffinata, dove il professore tenta con fatica di insinuarsi in profondità tra gli scritti dell’abile Claude, per carpire meglio la personalità del ragazzo, in un gioco trascinante da cui è impossibile sottrarsi per via della curiosità che non fa distogliere lo sguardo dal racconto.
A finire nel gioco di Claude, ragazzo introverso ma con i suoi bravi misteri da svelare, l’insegnante, la moglie, l’amico del cuore Rapha ed i genitori del compagno (con Emmanuelle Seigner nel ruolo della moglie borghese, il vero “oggetto del desiderio” di Claude), in una situazione che crea angoscia man mano che si procede in questo racconto ben congegnato e ricco di suggestioni intellettuali ed emotive.