C’è un’opera lirica sconosciuta ai più che unisce due pezzi di mondo molto lontani tra loro, Rimini e San Paolo del Brasile. Quest’opera è l’Oratorio Paulus Apostolus. Scritto negli anni ’50 dal compositore e musicista riminese Egidio Araldi, allora direttore del Liceo Musicale Lettimi, in collaborazione con don Ciro Macrelli, a lungo parroco a San Giovanni in Bagno di Rimini, andò in scena nell’estate del 1955 a São Paulo, in occasione delle celebrazioni del IV centenario di fondazione della città brasiliana. La particolare struttura con sonorità moderne su basi classiche, oltre al rigore della lingua latina, le conferiscono un allure transepocale.
Dopo la prima, e ultima, rappresentazione paulista, l’Oratorio cadde nell’oblio; negli anni ’70 un flebile tentativo da parte del Teatro Municipale di Bologna, ma il monumentale testo di 220 pagine in latino rimane silente.
Il 2012 finalmente ridona fulgore a quest’opera, portata in scena per la prima volta a Rimini, città del suo compositore, il 13 settembre, grazie ad un’orchestra nata ad hoc e alla passione della musicologa Marina Valmaggi. Per la prima europea quale miglior occasione del palcoscenico della Sagra Musicale Malatestiana? “Eravamo in mezzo ai big della musica internazionale, – racconta la Valmaggi – c’era il rischio di passare in secondo piano, invece il pubblico è stato numeroso e caloroso, lunghi applausi e mail e telefonate di congratulazioni”.
Il pubblico è rimasto entusiasta. Come mai allora l’opera è rimasta per lungo tempo ineseguita? “Don Ciro Macrelli si è battuto da subito perché venisse messa in scena, ma ha incontrato negli anni numerose resistenze: l’autore poco conosciuto, la partitura complicata da eseguire e, non da ultimo, la decadenza degli oratori come composizioni musicali”. Poi incontra la Valmaggi e il progetto parte. “Sì, è la cosa più bella che mi è capitata negli ultimi anni! Una grande sfida, ma è stato un successo”.
L’Oratorio ha diversi punti di forza. “È un’opera di grande fede, scritta con cura da Egidio Araldi e don Ciro Macrelli; mi piace definirla un «caleidoscopio» per come i suoi autori hanno saputo miscelare il testo latino, lo spirito religioso con sonorità di tutto il ’900. Non dimentichiamo che occorrono un gran numero di musicisti e voci professionisti. Ma la difficoltà di esecuzione è inversamente proporzionale a quella di ascolto: nonostante la struttura complessa, l’Oratorio è un’opera per tutti, gradevole all’orecchio”.
Ora gli appassionati si domandano quando poter ascoltare nuovamente questo Oratorio ritrovato. “Sto prendendo contatti con diocesi italiane e con teatri, c’è qualche risposta, ma non mi sbilancio. L’Oratorio tornerà probabilmente nella sua città, San Paolo del Brasile, suonato da un’orchestra locale con la nostra collaborazione”.
Melania Rinaldini