Questione amianto. Recentemente Il Ponte si era occupato di questo dannoso materiale, ora torna sull’argomento per cercare di capire che cosa deve fare il semplice cittadino quando scopre di avere un tetto in eternit oppure vede abbandonato sul ciglio della strada il pericoloso materiale ondulato. Cosa fare quindi?
Intanto, a livello preliminare, è opportuno verificare lo stato di conservazione del materiale. Infatti, solamente da quello in cattivo stato di conservazione oppure danneggiato si possono liberarsi le fibre di amianto, dannose per la salute.
Loris Fabbri, Direttore Area Dipartimentale tutela della salute negli ambienti di lavoro e sicurezza dell’azienda Asl di Rimini, cerca di fare chiarezza sulla cosa, indicando quali sono le strade percorribili in caso di ritrovamento.
Tutte le ditte possono bonificare materiali contenenti amianto?
“Possono bonificare materiali contenenti amianto solo le imprese di bonifica iscritte all’Albo Nazionale Gestori Ambientali del Ministero dell’Ambiente. Sia i lavoratori che i dirigenti di tali imprese hanno frequentato specifici corsi di formazione abilitanti. Nulla è lasciato al caso”.
Conosce indicativamente i costi di un intervento di bonifica?
“Siamo in regime di libero mercato. Non esiste un tariffario pubblico. I prezzi sono stabiliti dalle stesse imprese che effettuano i lavori di bonifica. L’eventuale valutazione da parte dell’A.U.S.L. dei piani di bonifica presentati dalle imprese non ha alcun costo per i cittadini”.
Quando ci si rivolge a queste imprese chi paga? Esiste una sorta di finanziamento pubblico?
“Il costo della bonifica è a carico del cittadino e, attualmente, non esiste la possibilità, nemmeno parziale, di ottenere finanziamenti pubblici”.
La legge non obbliga il privato cittadino a denunciare alle autorità il rinvenimento di amianto?“Se per «rinvenimento di amianto» intendiamo la presenza materiale abbandonato, magari vicino a un cassonetto, anche se non obbligatorio, è auspicabile che ogni cittadino segnali la cosa all’A.R.P.A., al fine di attivare la procedura per il recupero e l’allontanamento in sicurezza del rifiuto”.
Come è possibile sapere con certezza se una copertura contiene amianto?
“Comunemente si definisce eternit qualsiasi copertura in ondulato di fibrocemento. In realtà, eternit è il nome brevettato di un materiale da costruzione contenente amianto. Quindi, quando sulle lastre fosse ancora visibile il marchio «eternit» (o «fibronit»), siamo sicuramente in presenza di fibre di amianto. Negli altri casi, l’unica modalità certa per escluderne la presenza, è quella di rivolgersi ad un laboratorio attrezzato, sia per il campionamento che per l’analisi”.
Dove viene conservato l’amianto rimosso?
“Il rifiuto contenente amianto deve essere conferito in discariche autorizzate, previo idoneo trattamento, confezionamento ed etichettatura del materiale”.
Rispetto alla mappatura 2005, quanti sono i siti bonificati ad oggi?
“La mappatura realizzata da A.R.P.A. nel 2005 indicava in provincia di Rimini, 107 siti con amianto. Ad oggi, risultano interventi di bonifica in 69 di questi siti. Tra questi Teatro Galli, Vecchia Fiera, Stabilimento SCM delle Celle, Ex Fornace di Riccione e molte decine di scuole di ogni ordine e grado”.
Quali lacune mostra l’attuale normativa in materia?
“La normativa riguardante l’amianto è numerosa e complessa. Non è quindi agevole indicare eventuali, puntuali lacune. Si può, certamente, affermare che potrebbe essere completata. Dal punto di vista del cittadino, una integrazione sicuramente gradita (auspicabile) sarebbe la previsione di incentivi economici che, come già detto, attualmente non esistono”.
La legge non mi obbliga, smaltirlo mi costa, e poi devo cercare le ditte giuste. Perché non buttarlo in un fosso?
“È vero che la legge non obbliga a rimuovere materiali contenenti amianto. È però vero che, se si decide di farlo, bisogna farlo correttamente, al fine di evitare rischi per la salute di chi effettua la rimozione e l’inquinamento dell’ambiente. Come abbiamo detto, esistono ditte specializzate in grado di garantire l’una e l’altra cosa. Anche se tutto ciò ha un costo, a mio giudizio, non è il caso di improvvisarsi bonificatore. Ad esempio, l’utilizzo non corretto di specifici dispositivi di protezione individuale (maschera, tuta…) può indurre una «falsa sensazione di sicurezza» che è la peggiore condizione operativa dal punto di vista preventivo. Infine: il senso civico dove lo mettiamo?”.
Sanzia Milesi