In tempi di crisi occorre adattarsi e Antonio Pane (Antonio Albanese), ex calzolaio disoccupato, ha trovato il modo per arrangiarsi: sostituisce per poche ore chi si deve assentare dal proprio impiego, con una notevole capacità di adattamento a tante professioni, anche se non tutti i lavori sono per le sue corde. Peccato che il compenso rimanga nelle mani di un losco individuo (Toni Santagata).
L’intrepido è il nuovo film di Gianni Amelio, scritto assieme a Davide Lantieri, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia (nella foto, Albanese e il regista), ritratto dolente del contemporaneo, dove il lavoro non nobilita l’uomo ma lo costringe a compromessi continui pur di ritrovare un minimo di dignità. La vita di Antonio non è semplice: separato dalla moglie (Sandra Ceccarelli, la incontrerà in un ristorante con il nuovo compagno, mentre vende rose), con un figlio (Gabriele Rendina) che cerca affermazione in campo musicale ma è costretto a suonare in posti squallidi, cerca di mantenersi a galla. L’incontro con una disperata ragazza (Livia Rossi) gli fa ritrovare la voglia di relazionarsi con l’altro. Ma la realtà è schiacciante, la speranza, non alimentata dai cieli grigi di Milano dove è ambientato in gran parte il film, sembra sfuggire e Antonio deve fare i conti con situazioni che lo feriscono profondamente. Forse nuove strade sono fuori dal paese, paradossalmente in quei luoghi che anni fa erano ricettacoli di povertà, dove non si vive in ricchezza, ma almeno si lavora…
L’intrepido è un racconto malinconico che la dice lunga sul nostro stato attuale, con la maschera adatta di Albanese che senza frizzi e lazzi tira fuori il lato triste del clown, comunque sempre capace di sorridere anche di fronte alle avversità (vedi ultima inquadratura).
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani