Una storia senza… coda. Ma con molto cuore. Sembra incredibile, eppure la delfina Winter, con la sua protesi al posto della coda amputata, è riuscito a tornare a nuotare ed è il beniamino di grandi e piccoli, abili e disabili, nell’acquario in Florida dove è ospitata. E tale materia non poteva non attrarre Hollywood che ne ha tratto una pellicola di successo (70 milioni di dollari al botteghino americano) diretta da Charles Martin Smith.
La delfina Winter si propone qui anche come “attrice” dato che è l’interprete della sua personale storia riveduta e corretta sul grande schermo, per uno spettacolo edificante adatto a tutta la famiglia (anche 3D). Se la sceneggiatura a volte scivola via, rimane comunque il piacere di visionare una storia semplice e toccante con il giovane Sawyer che ai libri di scuola preferisce la costruzione del suo elicottero radiocomandato. Un giorno vede un delfino spiaggiato con la coda incastrata in una trappola per granchi: il pronto soccorso immediato degli specialisti e la prontezza di spirito del ragazzo che taglia le corde che stringono il povero animale, lo salvano da morte certa, ma dopo qualche tempo la coda deve essere amputata perché infetta. Per Winter iniziano i guai: non riesce a nuotare come dovrebbe e potrebbe morire. Tra Sawyer e l’animale si crea una felice simbiosi e il ragazzo cercherà di aiutarlo in tutti i modi con la costruzione di una protesi e il salvataggio dell’ospedale marino che rischia la chiusura per mancanza di fondi.
Curiosa storia di disabilità animale che ne incrocia anche una umana (il cugino di Sawyer è rimasto ferito in guerra), assieme all’entusiasmo dei fanciulli (Sawyer e l’amica Hazel) desiderosi di rivedere nuovamente Winter balzare fuori dall’acqua come natura comanda.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani