Prima si è ritagliato un posto nella storia dell’Uomo di Nazaret, adesso si mette pure nei panni del Duce (del quale ha pure un certo phisique du role). Non lascia stare i santi e stuzzica i fanti e la fanteria, questo Paolo Cevoli da Riccione. Ma nei suoi spettacoli non c’è irriverenza, e le oltre 200 repliche di La penultima cena testimoniano che il caparbio umorismo del comico non esclude l’occasione di fare un’esperienza a teatro.
La confusione dei ruoli e i personaggi al posto sbagliato nel momento sbagliato, sembrano essere il fil rouge anche del nuovo spettacolo che Cevoli ha scritto e diretto e si appresta a portare in scena, proseguendo la collaborazione con il regista Daniele Sala. La prima tappa utile a Rimini e dintorni di questo nuovo monologo comico-storico, è il 12 marzo a San Marino, Teatro Nuovo di Dogana, si replica venerdì 22 marzo (ore 21.15) al Teatro Astra di Cattolica.
Prosegue la collaborazione con il regista Daniele Sala. Anche questa volta Riccione è protagonista. 1934. Benito Mussolini decide di trascorrere del tempo con la famiglia nella villa di proprietà. Decide di raggiungerli ma il suo idrovolante ha un guasto. Qui interviene Pio Vivadio, detto Nullo, figlio di enne-enne allevato dalle suorine, di fede anarchica, il quale viene chiamato per risolvere il guasto. Durante i lavori due bambini Romano e Annamaria Mussolini lo scambiano per il loro papà. Il povero Vivadio viene rapito dal gerarca fascista, membro dell’OVRA, polizia segreta, per essere trasformato nel sosia del duce. Una controfigura può essere un’ottima opportunità per permettere a Benito Mussolini di assentarsi per qualche ora ed attendere ad impegni privati di varia natura.Vivadio nei panni del duce partecipa a inaugurazioni, ricevimenti, cene importanti tutto procede per il meglio e senza nessun intoppo solo fino a quando l’attore principale e la controfigura si incontrano creando confusione tra i ruoli. E si arriva al fatidico 25 luglio 1943, la caduta del fascismo.
Un testo teatrale che racconta una Riccione degli anni ’30 e ’40, fra politica e tradimenti, feste da ballo, purghe, fasti e splendori, donne e motori. Il regista Daniele Sala fa rivivere in scena la Romagna balneare di quegli anni: un mondo fatto di speranze, voglia di divertirsi, paure, poesia, emozioni e tante pataccate.
Potevano mancare le pataccate in uno spettacolo di Paolo Cevoli? Ne ha fatto uno standard, dal Teddi Casadey, lider nel settore della maialistica”, al “lavoratore” dello spettacolo Lothar a paga sindacale mandato da fantomatiche agenzie. Per non parlare del suo personaggio più famoso, quel Palmiro Cangini, confusionario Assessore (alle varie ed eventuali) del comune di Roncofritto (in)capace di risolvere i problemi del suo amato Paese.
Dietro all’inventore di alcuni dei tormentoni più esilaranti delle recenti stagioni cabarettistiche, si cela sempre Paolo Cevoli, il riccionese nato il 29 giugno 1958, che pareva destinato a proseguire insieme al fratello Luca la professione di famiglia (i suoi genitori sono proprietari fin dagli anni ’50 della Pensione Cinzia). Tuttavia, il lavoro già bello e pronto non gli ha impedito di laurearsi in Giurisprudenza nel 1983, a Bologna. Nello stesso anno, dietro incarico della Famiglia Arpesella, inizia la gestione di alcuni fast-food nella Perla Verde. Al lavoro nel settore della ristorazione (che continua oggi con attività di consulenza) unisce però la passione per il cabaret. Con un padre chiamato Macario, barzellettiere assoluto che persino in punto di morte ha sparato due battute al cappellano, poteva andare diversamente? “Per mio padre occorreva ridere sempre, perché non c’è mai niente che non ti faccia ridere. – ha spiegato Cevoli in un’intervista – Non è che sei scemo ma è la vita che è bella comunque, anche di fronte alla morte. La vita è come il maiale: non si butta via niente … e della maiala si tiene anche il numero di telefono”.
Sul palco della “Zanzara d’Oro” (è il 1990) si classifica terzo, dopo Antonio Albanese, riconoscimento che gli vale l’invito da parte di Maurizio Costanzo al suo show per ben quindici volte.
Il grande successo arriva nel 2001 quando calca il palco di Zelig nei panni di Palmiro Cangini. È l’incoronazione definitiva. Ma lui continua a definirsi “imprenditore con l’hobby del cabaret”.
Tommaso Cevoli