La solidarietà dei riminesi, nell’aiutare le persone colpite dal terremoto che nell’aprile scorso ha devastato l’Abruzzo lasciando dietro di sè 308 vittime e 1.500 feriti, non si è fatta attendere. Alla Caritas diocesana di Rimini, infatti, è pervenuta dalle parrocchie la cifra di 91 mila euro alla quale si aggiungono le offerte dei privati. Denaro confluito nel fondo della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) ed utilizzato dalla Caritas Italiana che, in conformità con il ruolo pastorale conferitole da quest’ultima, ha creato un Centro di Coordinamento sul territorio. Il suo compito è stato quello di rilevare i bisogni, pianificare gli interventi, coordinare le risorse e le iniziative che si sono rese necessarie a partire dai bisogni monitorati.
Per far fronte alle necessità della popolazione Caritas Italiana ha chiesto alle Delegazioni regionali di attivare alcuni gemellaggi. Anche la regione Emilia Romagna ha partecipato con una propria delegazione attivando, con la Puglia, alcune collaborazioni nella zona di L’Aquila Est.
Sulla situazione attuale abbiamo intervistato Federica, operatrice in loco, per la Delegazione Regionale Caritas Emilia Romagna
Com’è la situazione attuale nelle zone terremotate? Qual è l’emergenza più grave ora ?
“La prima cosa che viene in mente è la condizione delle famiglie che si stanno sfasciando, logorate dalla situazione che le ha portate alla perdita della casa, a continui spostamenti e forti disagi. Altra situazione difficile è quella degli anziani. Molti sono morti; tantissimi si sono lasciati andare a seguito della perdita di persone care oppure perché hanno perso la casa costruita con anni e anni di lavoro. Risparmi e fatica sfumati in 20 secondi. Molti anziani soffrono nel non rivedere più la propria città com’era prima.
A mio avviso, una grave emergenza è quella della mancanza di punti di riferimento per l’incontro che sta danneggiando pesantemente la società aquilana. Non mi riferisco solo a strutture prettamente ecclesiali, come parrocchie ed oratori, ma anche a piazze, a bar e altri luoghi di aggregazione. Gli adolescenti si ritrovano tutti al Centro commerciale. Inoltre si verifica un forte spaesamento delle persone: non trovano più i negozi dov’erano prima…e chissà dov’è ora. Mancano proprio i punti di riferimento. Ripartire è veramente difficile, soprattutto per chi ha perso tanto.
Tutti gli sfollati sono stati sistemati negli alloggi del progetto C.a.s.e oppure nei M.a.p. (moduli abitativi provvisori). Alcuni si trovano ancora nelle stanze delle caserme. Altri in albergo. C’è poi chi si è sistemato in modo autonomo; in questo caso alloggiano da parenti o amici ricevendo dallo Stato un contributo mensile fino a quando non sarà pronta l’abitazione.
Nel nostro servizio abbiamo notato che le persone hanno tantissima voglia di parlare, perciò occorre essere predisposti all’ascolto. Occorrerebbe anche un’organizzazione più chiara di tutti i fondi che, si dice, sono arrivati e stanno arrivando a L’Aquila”.
I bambini e i ragazzi stanno andando a scuola?
“Le scuole sono iniziate a scaglioni tra il 19 settembre e le due settimane successive. Le strutture sono poche e assemblate, soprattutto per le superiori che tutt’ora fanno i turni andando a scuola o la mattina o il pomeriggio. Sono in costruzione, e alcuni già terminati, dei moduli scolastici provvisori soprattutto per quel che riguarda le scuole elementari.
Caritas Italiana ha preso come impegno economico e tecnico la costruzione di scuole in zone particolarmente colpite. Al momento sono in costruzione tre istituti elementari e medie”.
Quanti sono i volontari delle Caritas dell’Emilia Romagna presenti sul posto?
“Caritas Emilia-Romagna sin dall’inizio ha deciso di non mandare volontari, se non preparati e con delle professionalità. All’inizio dell’emergenza occorrevano preparati e non sprovvisti di una certa formazione per non intralciare i lavori. Da maggio in poi si è verificato incremento del volontariato, o meglio, una grandissima disponibilità. Svolgendo noi le attività in collaborazione con la regione Puglia, che da subito è partita con numerosi volontari, in accordo tra i delegati si è pensato di farli arrivare sul luogo da sola una delle due regioni. La situazione è tutt’ora precaria anche per noi. Al momento io e Simona (l’operatrice della Puglia), siamo alloggiate in una casa d’accoglienza dei Frati Conventuali Minori, dove sono anche famiglie aquilane in attesa di sistemazione, e abbiamo posto per 6 volontari in una stanza che i frati hanno messo a disposizione nelle sale parrocchiali. Non abbiamo la cucina, infatti andiamo a mangiare presso il campo di Gignano dove c’è ancora la tendochiesa e una cucina da campo regalata dai Vigili del fuoco di Tione. Avevamo trovato una sistemazione, messa a disposizione da Caritas Italiana per i volontari dell’Emilia-Romagna che sarebbero arrivati ad ottobre per aiutarci anche nello smontaggio delle tendopoli, ma l’abbiamo dovuta lasciare per un cambio di progetto. Stiamo aspettando l’inizio dell’anno quando saranno finiti i lavori per capire se questa sistemazione potrà essere adatta per accogliere i nostri volontari. Per capodanno sono arrivati circa 500 volontari dell’Azione Cattolica da Cesena, Bologna e Rimini, accolti in sistemazioni temporanee”.
Come sono stati impiegati i soldi che sono arrivati dalla delegazione Caritas regionale?
“Ci stiamo occupando di alcuni progetti: animazione socio-pastorale da proporre nella nostra zona, cercando anche di contattare varie associazioni in loco; un progetto socio-economico con il quale tentiamo di individuare delle buoni prassi con cooperative o associazioni o imprenditori delle nostre regioni e di riportarle come esempio nel territorio aquilano; un progetto di ascolto che vorrebbe indicare la costruzione di Centri d’ascolto e di Caritas parrocchiali; progetti di ristrutturazione individuando alcune strutture della nostra zona che, a nostro avviso, con una ristrutturazione potrebbero diventare utili alla comunità. Inoltre cerchiamo di individuare anche altre esigenze, che possono essere affrontate dalla Caritas come il finanziamento di un corso per animatori, o l’acquisto di un pulmino per una situazione particolare (esempio disabili). Stiamo aiutando un sacerdote per il riscaldamento della tendochiesa che deve rimanere costantemente riscaldata. Funziona a gasolio e per la quale, ogni giorno, vengono spesi 60 euro. Daremo il nostro contributo per il coambientamento di una cucina da campo ancora utilizzata, e aiuteremo un altro sacerdote per il riscaldamento di un tendone montato in occasione delle feste per celebrare le funzioni. Al momento ha solo una chiesetta prefabbricata che contiene al massimo 30 fedeli mentre la sua popolazione, grazie alla costruzione di ben due villaggi, sta sfiorando le 8.000 persone. Stiamo cercando di aiutare i sacerdoti nelle loro emergenze che però coinvolgono anche la popolazione che in questo momento ha assolutamente bisogno di punti di riferimento. Stiamo cercando di fare progetti per il futuro ed investire su questo”.
Letizia Rossi
(Anche i presepi hanno ricordato il dramma del terremoto in Abruzzo. Nella foto quello realizzato all’aperto presso la chiesa di San Salvatore.)