“In nome di…”. Con questa formula un notaio apriva i suoi atti. Se non fosse che quella “i” in apertura fosse una volta un pesciolino, un’altra un cavallino a decorare dei documenti che oltre ad essere atti sono vere e proprie opere d’arte. Documenti come opere d’arte. L’arte messa in mostra.
Scaffali polverosi, mobili scuri e documenti incartapecoriti: è questa l’immagine che “i più” hanno di biblioteche e archivi. “Ma non è solo questo”. A parlare è Gianluca Braschi, direttore dell’Archivio di Stato di Rimini che presentando la mostra “L’Antico Archivio del Comune di Rimini e dei Malatesta” fa luce sugli intenti di un’esposizione che si apre alla città per raccontare pezzi di un passato che hanno gettato le basi della Rimini che oggi viviamo. “La prima scelta fatta – continua il direttore – è legata alla volontà di regalarci alla città. Non vogliamo che questo sia un momento commemorativo «di facciata» ma che abbia dei contenuti e li trasmetta”. Così nell’ambito delle giornate europee del patrimonio (fino al 17 ottobre) lo stabile in piazzetta San Bernardino, l’epoca dei comuni e delle signorie, l’incontro tra l’istituzione “Rimini” e i Malatesta, il periodo tra il XII e il XV secolo, sono lo sfondo sul quale “rivivono” i documenti in mostra.
“Parliamo di un’epoca di importanza rilevantissima – commenta Angelo Turchini, professore ordinario di Archivistica nell’Ateneo di Bologna (Conservazione dei Beni culturali, Ravenna) e curatore della mostra – quando Rimini si distingueva per essere un importante centro dei domini della Chiesa”. Dopo la conquista di Rimini da parte della famiglia Malatesta alla fine del Duecento, all’inizio del XVI secolo il Comune è morto come regime, ma non come istituzione. Le tracce della vita politica, economica, sociale, e culturale sono scarse, ma non inconsistenti nella documentazione prodotta dalla nuova realtà istituzionale (Comune) e famigliare signorile in essa innervata (Malatesta). E una documentazione mai vista insieme è conservata negli Archivi.
La mostra
L’esposizione (articolata in quattro sezioni) si snoda su di un percorso nel quale dialogano oggetti fisici, ricostruzioni multimediali e pannelli esplicativi di opere che non ci sono ma che risultano fondamentali alla ricostruzione del filo storico che si segue nel percorso fisico. I linguaggi utilizzati sono molteplici. L’apertura alle nuove tecnologie è ribadita dalla volontà di Braschi di portare l’esposizione sul territorio del virtuale, dunque dentro ipotetici corridoi on line.
“Non è stato semplice recuperare tutti i documenti. – continua Turchini – Se è vero che quelli in mostra arrivano dalla biblioteca comunale Gambalunga e dall’Archivio di Stato di Rimini, è altrettanto vero che non sempre sono stati qui. I documenti redatti dai Malatesta, ad esempio. Per ritrovarli è stato necessario ripescare i destinatari delle loro missive. I carteggi con le altre signorie, per esempio”.
Una componente importante dell’esposizione è rappresentata dalla raccolta dei sigilli sia dei Malatesta sia del Comune di Rimini non disgiungibili dall’importanza del documento.
Lo scorso maggio, in anteprima a il Ponte, il professor Turchini spiegava: “I sigilli sono stampi che venivano utilizzati nella corrispondenza, a garantirne l’autenticità. Ogni sigillo ha il suo significato. Quelli del Comune di Rimini sono assai diversi da quelli dei Malatesta. In primo luogo sono più numerosi, perché ogni Malatesta che si avvicendava al comando portava con sé il suo «timbro», e in secondo luogo sono più ricchi di elementi iconografici”.
I sigilli del Comune di Rimini mostrano una particolarità, però: quella di rappresentare i due simboli della città, ossia l’Arco D’Augusto e il Ponte di Tiberio. Si vedono precisamente in un esemplare del XV secolo. All’inizio del XVI secolo il precedente viene stilizzato e si aggiunge il particolare della croce, a indicare che la città torna sotto il dominio della Santa Sede. “Croce che arriverà intatta sulle maglie della Rimini calcio” precisa divertito il professore.
I materiali illustrati nella mostra finiranno in un libro, che Turchini manderà alle stampe a breve. Si tratta di Comune di Rimini e famiglia Malatesta: gli archivi antichi, i libri istrumentorum e le carte in Archivio Segreto Vaticano.
Angela De Rubeis