La maggioranza conosce l’Ape Maia per la serie animata nipponica arrivata in Italia nel 1980, con “quella” canzone di Katia Svizzero che non ti toglierai mai dalla testa… In realtà il personaggio è ben più longevo, nato nel 1912, quando uscì il libro dedicato alla simpatica apetta, firmato da Waldemar Bonsels. Oggi l’Ape Maia mantiene inalterato il suo carisma e i piccoli spettatori possono godere in sala di un lungometraggio realizzato con le moderne tecniche CGI. L’Ape giallo-nera apre gli occhi sul mondo e scopre che la vita nell’alveare non è tutto miele e fiori. Diventata amica dell’inseparabile Will, conoscerà anche la cavalletta Flip e altri personaggi ma dovrà anche fronteggiare il pericolo della perfida Ronzellia che vuole soffiare la corona all’Ape Regina e scatenare una guerra tra api e calabroni.
L’Ape Maiaè il prodotto giusto per un’età che ha bisogno di scoprire valori fondamentali quali l’amicizia, il rispetto, la tolleranza, la diversità, il coraggio, con tutta la curiosità di chi “assaggia” la vita poco a poco, pericoli e rischi compresi, e cerca di scoprire quel possa essere il proprio posto nella società. Ma Maia, piccolina affamata di conoscenza, è messa in disparte proprio per quel suo carattere vivace (ma la Regina comprende i suoi bisogni e vede le qualità innate nel piccolo insetto) in contrasto alle regole fin troppo rigide dell’alveare.
Qualche personaggio di contorno ricorda un po’ certi insetti di A Bug’s Life, ma i caratteri principali sono attraenti e Maia appare un po’ più “snellita” rispetto alla celebre versione televisiva. Resta il mistero delle canzoni: sui titoli di coda ne sono indicate diverse ma nella versione italiana se ne ascolta solo una durante il film.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani