È una serata calda di questa calda estate. Con un amico decidiamo, dopo una tarda cena in zona mare a base di cassoni, di smaltire strutto e cipolla con una passeggiata, altrimenti chi dorme? Passata la mezzanotte arriviamo su Viale Regina Margherita, zona Rivazzurra. Tra karaoke, turisti e prostitute ogni cento metri (una ci chiede di ingaggiarla in coppia, rifiutiamo, accosta una macchina con quattro ragazzotti, la signorina illustra loro le tariffe) decidiamo di cambiare rotta. “Andiamo a camminare a riva, così stiamo più tranquilli”dico al mio amico. Mai pronostico fu più disatteso.
Scendiamo nel tratto pedonale che dà al bagno 107. Al buio, su una panchina, bivaccano diversi ragazzi di origine africana. “Sono i venditori abusivi della mattina” ci dirà più tardi una guardia bulgara. Stanno per conto loro, tranquilli, forse annoiati. Procediamo verso i bagni con l’intenzione di raggiungere la riva. Una lesta guardia notturna lo intuisce e ci fa cenno di passare per la spiaggia libera: una spianata nera coperta dalla notte, che affaccia sull’oscurità. Ci sentiamo chiamare da dietro. “Hey guys! Ei ragazzi!”. Impossibile riconoscere i loro volti, ma si direbbero due ragazzini nordeuropei. Ci chiedono prima se abbiamo un accendino, poi dove poter comprare del “fumo”. “Sorry, we don’t smoke. Spiacenti, non fumiamo”.
Tranquilli, dicevamo? Presto ci rendiamo conto di non essere i soli ospiti della battigia. Appena le nostre retine si adattano al buio scorgiamo diverse sagome nere qua e là. Turisti scappati dalle luci del lungomare per concludere la serata dopo aver bevuto o ballato nei locali, per fare pipì, stappare una birra e… amoreggiare, o piuttosto fare sesso con estrema nonchalance. Una coppia si intrattiene su un “letto” formato da tre sdraie accostate. Il fatto che siano come in “vetrina” sul fronte mare non sembra scoraggiarli; certo, la notte copre i loro giovani corpi, ma basta una rapida occhiata per capire che, così ignudi, non stanno giocando a briscola. Se ne è reso conto anche un gruppetto di ragazzi appollaiati dietro a un pedalò che assiste e ridacchia. La notte è ancora giovane. Proseguiamo.
Decidiamo di fare una sosta sotto a un gazebo. Poco dopo, dal nulla, spuntano fuori quattro ragazzi intenti a parlarci. Sono del Magreb. Uno porta due scarpe da calcio appese al collo e chiede al mio amico: “Che squadra tifi? Dai gioca con me, sai come si fanno i falli?”. Senza che riceva incoraggiamento, inizia a strusciare la gamba contro quella del mio amico come a simulare un’azione calcistica. Al contempo appoggia la mano sulla tasca in cui il restio compagno di gioco tiene lo smartphone. Capiamo subito che si tratta di un patetico tentativo di scippo – forse sono abituati a tipetti brilli più accondiscendenti -, per questo chiediamo a lui e ai suoi compari di lasciarci in pace. Obbediscono senza fare storie e si allontanano lungo la costa guardandosi attorno come a cercare chi può stare al gioco.
È ormai passata l’una. Ci viene incontro un’altra figura, grossa e nera: una guardia notturna, una delle tante che controllano i bagni. Gli raccontiamo l’accaduto. “Sì, capita di continuo – ci spiega – ,tutte le sere c’è chi prova a derubare la gente, e ci riesce. Non ci stiamo dietro”. Torcia in mano, giubbino della security addosso, l’uomo ha massimo una quarantina d’anni. È bulgaro e si ferma qualche minuto a raccontare la sua storia. “Di notte la spiaggia è movimentata. C’è da correre! Vengono a rubare qua perché sanno che ci sono turisti, magari ubriachi, poco attenti: prede facili”. Gli scippi più frequenti? “Quando due fanno sesso in spiaggia (e li vedo di continuo, tutte le notti), i ladri gli strisciano a fianco, a volte si nascondono sotto i mosconi, e gli prendono tutto senza che se ne accorgano. Altre volte invece ci sono quelli che vanno a fare il bagno lasciando tutto a riva e quando tornano non trovano più nulla. Così se ne ritornano in albergo bagnati… e in mutande”. Parla come se quei pochi ettari di sabbia non avessero segreti per lui. “Cerco di mandare via quanta più gente possibile – prosegue – non solo per proteggere i bagni, ma perché così meno gente c’è, meno ladri vengono”. Due ragazze inglesi dall’andatura ciondolante provano a scavalcare il cancelletto del pontile per le motonavi di fronte a noi. Anche se non è sua giurisdizione, la guardia le manda via. “Hanno bevuto, rischiano di farsi male”. Proteggere i beni dei bagnini sembra l’ultimo dei suoi compiti.
I potenti fari che illuminano gli ombrelloni a giorno, almeno fino alla fine delle passerelle, rivelano l’incarnato bianco del lavoratore bulgaro. Segue turni massacranti e per tutta l’estate non vede mai la luce del sole. “Lavoro tutte le notti dalle 23 alle 6. Domeniche comprese. Durante il giorno dormo”. Uno zombie. In inverno lavora in fiera dove si occupa di allestimenti. Qua deve controllare cinque zone, così come i suoi colleghi: “Tutta la costa è coperta”. Qualcosa si muove qualche metro più in là. È ora di salutarci. Lui accende la torcia e va a caccia di profili scuri. Noi ci dirottiamo verso il muro di luce del lungomare. Digeriti o meno i cassoni, la città non sembra poi più così movimentata.
Mirco Paganelli