Un cittadino della provincia di Rimini su quattro è socio di una cooperativa. Confcooperative e Legacoop che rapresentano la quasi totalità dell’esperieza cooperativa del territorio provinciale macinano numeri da “grande industria” tanto che, nel solo 2010, han fatturato 960 milioni di euro, coinvolgendo oltre 100mila soci e 12.993 occupati (9,61% della popolazione impiegatizia della provincia).
Del 27 gennaio la notizia di un accordo nazionale tra le parti che ha dato vita all’Alleanza delle Coperative Italiane. Si tratta di un coordinamento tra Agci, Confcooperative e Legacoop, che tradotto in numeri voglion dire il 90% dell’intera popolazione del settore.
L’accordo si sviluppa in tre mosse: sin da subito partirà una sorta di organo rappresentativo dei tre che si farà voce comune con interlocutori con i quali la voce bisogna alzarla forte e potente: il Governo, il Parlamento, le istituzioni europee, parti sociali (associazioni datoriali e sindacati dei lavoratori).
Per le altre due azioni, più legate al radicamento territoriale, dalle politiche comuni da adottare all’unificazione vera e propria, la mega-coop si è data un tempo di lavoro di circa tre anni.
Le coop a Rimini
“Si può ben dire di avere compiuto una missione e di avere aggiunto sicurezza ad una società provata dagli effetti della crisi sui lavoratori e le loro famiglie”. A dirlo è Giancarlo Ciaroni presidente di Legacoop Rimini, in occasione della presentazione del bilancio dell’operato delle due maggiori cooperative associate: Confcooperative e Legacoop, appunto.
Sullo sfondo, tristemente, l’ever green della crisi economica che da ogni parte si cerca di arginare e fronteggiare e che in questi contesti ha mantenuto stabili i livelli di occupazione (+0,25%) e garantendo un 85% di lavoro a tempo indeterminato.
La dichiarata mission 2010 delle due è stata: far fronte alla crisi salvaguardando prima di tutto l’occupazione.
Dal nazionale al locale
Visti i numeri, viste le mission, che effetto avrà l’accordo nazionale sulla realtà riminese?
Lo abbiamo chiesto ai due presidenti: Giancarlo Ciaroni di Legacoop e Massimo Coccia di Confcooperative che confermano, in via preliminare, una collaborazione “di fatto” già esistente e operativa sul campo.
“L’accordo è un accordo politico nazionale, è un inizio di un percorso che prevede rapporti più stretti per le federazioni di settore e successivamente per le strutture territoriali. – commenta Coccia – Su Rimini i rapporti tra noi e LegaCoop, sono di grande collaborazione ormai da anni. Pur mantenendo, quindi, ciascuna associazione la propria autonomia, molte sono le iniziative che portiamo avanti in comune, a diversi livelli”.
Sul piano economico, numerosi sono gli esempi di cooperative e di esperienze unitarie territoriali nel campo del sociale, della pesca e dell’abitazione. L’accordo tuttavia è un accordo politico non economico, “in linea con quella che è la nostra natura di rappresentanza, tutela e valorizzazione degli associati. Visto che siamo alleati, questa alleanza si potrà riflettere anche sulle cooperative e favorire un loro percorso comune anche di iniziative economiche condivise”.
Cosa capiterà ai capitali?
“Le tre centrali cooperative promuovono un coordinamento stabile, ma senza strutture permanenti che si esprimerà attraverso il portavoce unico, rinnovabile annualmente, la cui individuazione avviene ad opera dei Presidenti delle tre centrali. L’Alleanza sarà un organismo reale dove non ci si limiterà a parlare a un’unica voce. L’Alleanza però non cancella la storia, né mette in discussione l’identità e l’autonomia di nessuna delle tre centrali che restano distinte nella governance interna e nei patrimoni”.
Le tre mosse dell’accordo nazionale e il far “calare dall’alto” la messa in comune dell’operato. Bisogna temere queste operazioni?
“No”.
A rispondere è Ciaroni, Legacoop, che in linea con il collega presidente non teme una collaborazione che già esiste. “Credo che questo accordo sia un riconoscimento formale del lavoro che già facciamo da tempo. È il riconoscere un processo nonché una sorta di arrivo necessario”.
Ci pare un segno rispetto anche all’operato delle cooperative.
“Sicuramente lo è. A fronte di una crisi politica, di rappresentanza, questo segno unitario è significativo”.
E a Rimini, cosa accadrà in questi tre anni di riassetto previsti dall’accordo nazionale?
“Paradossalmente questi tre anni per noi possono essere pure troppi. Qui c’è già un lavoro di concerto. L’organo nazionale è un elemento in più”.
Angela De Rubeis