Nel 2008 i romeni che hanno bussato alle porte della Caritas diocesana sono stati 446, ben 300 in meno rispetto al 2007. Perché questa diminuzione? I motivi sono diversi, come spiega don Renzo Gradara, direttore della Caritas riminese.
“Le ragioni di questa diminuzione sono da individuare nel fatto che il 2008 è stato l’anno successivo al boom degli arrivi in Italia, dovuto in parte all’ingresso della Romania nell’Unione Europea. Non sempre, nel 2007, i romeni avevano avuto esperienze positive una volta arrivati nella Penisola; inoltre chi si è sistemato in Italia non ha più bisogno della Caritas e molti romeni arrivano a Rimini in marzo e ripartono a ottobre, si può quindi parlare di stagionalità lunga”.
A Rimini i cittadini romeni sono per lo più impegnati nell’edilizia, nell’agricoltura e nel turismo. Una significativa presenza è quella della comunità greco-cattolica: ogni domenica s’incontra per celebrare Messa in rito bizantino. Padre Cristian e Vasile, rispettivamente sacerdote e seminarista romeni, seguono questa comunità attraverso le attività del Centro Betania-Migrantes.
“Tante famiglie si sono bene integrate a Rimini sottolinea padre Cristian – ma ci sono anche persone che hanno avuto problemi con la giustizia. Come volontario, mi occupo della pastorale con gli immigrati presso la Caritas, ma anche di visitare le persone che si trovano in carcere: attualmente sono una ventina, per reati legati alla prostituzione, furto e omicidio. Vado da loro periodicamente per la confessione e per cercare per quanto possibile di aiutarli”.
I romeni a Rimini sono circa 2.300, in aumento di mille unità rispetto al 2007. Da qualche anno esiste un gemellaggio tra la Caritas riminese e quella di Oradea, città al confine con l’Ungheria: qui la Caritas ha avviato vari progetti di solidarietà. Il Vescovo di Oradea, monsignor Virgil Bercea, è stato in visita a Rimini.
Nato al tempo del regime comunista, è stato ordinato sacerdote clandestinamente nel 1982, all’età di 25 anni. La sua crescita spirituale è rimasta tenuta nascosta fino al 1989, anno della caduta del Muro di Berlino e della fine del regime comunista, anche ai genitori. Mons. Bercea ha studiato Teologia con professori appena usciti dalle carceri, stessa sorte toccata allo zio per 16 anni, finito dietro le sbarre a causa della sua fede.
“La nostra è stata una libertà sofferta. Ho preso la licenza in Teologia a Roma, ho fatto il dottorato e poi sono tornato in Romania. Dal 1997 sono vescovo di Oradea. È una Chiesa che sta rinascendo, molto viva. In questa città c’è un seminario dove cerchiamo di lavorare molto coi giovani”.
Ad Oradea, da tre anni, sono presenti anche tre suore missionarie di Sant’Onofrio. Complessivamente i cattolici in Romania sono 2 milioni e mezzo, pari al 12 per cento del totale. Si contano sei Diocesi latine e cinque greco-cattoliche.
Letizia Rossi