In fondo, anche senza essere critici d’arte, a Rimini il nuovo asse dei dialoganti Castel Sismondo-Teatro Galli una lezione di estetica ce la stando.
In questi giorni avrete notato le luminarie sobrie, presenti ma non invadenti, gli alberi di modeste dimensioni con il giusto numero di luci. E tutto dello stesso tema, senza divagazioni.
Con quel messaggio di sottofondo che sembra dire: certo che potremmo fare di più, ma qui ci vuole misura siamo mica in un centro commerciale. Una sorta di zona franca rispetto al tripudio luminescente dal quale a volte le nostre città sotto le feste rischiano di farsi prendere, nella convinzione che la riuscita di un allestimento natalizio dipenda più dalla quantità che dalla qualità.
Tentazione nella quale, per carità, siamo noi cittadini i primi a cadere. Battaglie col vicino di terrazzo a chi dispone più file di luci, giardini che da soli consumano più di dieci lavatrici a pieno carico. E colori e stili rigorosamente diversi. Ligabue, che dalle nostre parti ha girato un paio di film, dice che la nostra Riviera gli ricorda Las Vegas. A vedere certe strade dei nostri quartieri tra l’Immacolata e l’Epifania, non posso dargli torto.