Nel mondo animato del maestro Hayao Miyazaki le streghe non sono cattive, non hanno poteri magici se non quello di poter volare con la tradizionale scopa e si affidano alla bontà d’animo del cuore e all’energia dispensata nell’impegno. Nella lodevole operazione di recupero dei lungometraggi in animazione prodotti dallo Studio Ghibli, finalmente disponibili su grande schermo al pubblico italiano (grazie a Lucky Red) e in attesa di poter vedere il nuovo film di Miyazaki The Wind Rises, ecco spuntare in sala il terzo lungometraggio dello Studio, il delizioso Kiki. Consegne a domicilio, gentile, fiabesco e notevole viaggio di crescita, alla scoperta di sé e delle proprie potenzialità. La giovane Kiki è giunta al momento cruciale della sua vita, il compimento del tredicesimo anno, il momento in cui ogni buona strega che si rispetti parte per il suo apprendistato alla ricerca di una città dove poter offrire i propri servigi. Individuata una grande metropoli sul mare (un desiderio manifestato da sempre) Kiki, in compagnia dell’inseparabile gatto nero Gigi, si trova all’inizio in difficoltà per via del sostenuto ritmo urbano. Poi, grazie al buon cuore di una fornaia che la ospita, si mette a lavorare di buona lena, creando una sua personale impresa di consegne a domicilio. L’amicizia con un coetaneo appassionato di volo e con una giovane e intraprendente pittrice, ed una emozionante impresa con un dirigibile in difficoltà, saranno tasselli importanti per la crescita di Kiki.
In Kiki. Consegne a domicilio c‘è tutto il fascino della crescita, dell’acquisto di consapevolezza e responsabilità, della determinazione a diventare indipendente, in un percorso che è l’evidente passaggio dall’adolescenza all’età adulta, in un “volo” sensibile e aggraziato.