Attentati dinamitardi, bombe da corteo, la burocrazia spietata verso i cittadini come se fossero lebbrosi rompiballe. Una storia che potrebbe riempire le pagine odierne di cronaca se non fosse che è già stata raccontata negli anni Settanta, e per giunta sulle pagine di un fumetto. Un “giornaletto”, come spesso venivano additate allora quelle pubblicazioni che di mese in mese, di uscita in uscita, hanno rappresentato uno spaccato satirico e pungente dell’Italia del tempo e, più in generale, un affresco dei vizi e delle virtù del Belpaese (più i primi delle seconde…).
Il protagonista di questa pennellata di cronaca a vignette è Jonny Logan, smilzo e un po’ malinconico “centravanti” di quella improbabile squadra-banda di cacciatori di taglie, quotidianamente alle prese con il problema di sbarcare il lunario. A firmare questo fumetto che passava sotto la lente di ingrandimento i principali avvenimenti politici, ma anche quelli economici e di costume, era un riminesissimo Romano Garofalo.
“Stavo ancora sui libri (laureato in Lettere e Filosofia, con una specializzazione in Psicologia, ndr) quando mi venne l’idea di realizzare un mensile. Preparai un progetto da inviare alla casa editrice Araldo (l’attuale Sergio Bonelli Editore, ndr), per sbaglio finì alla Dardo. Incontrai l’amministratore delegato Lodovico Bevilacqua, e in 30 minuti nacque Jonny Logan”.
A distanza di anni, Jonny Logan torna a far parlare di sé e a regalare pennellate di attualità grazie al voluminoso tomo Jonny Logan Story, libro-studio corposo di 528 pagine (curato da Maria Della Miranda che purtroppo non ha fatto in tempo a sfogliare la sua creatura, vinta da un male incurabile, www.italiancomics.it) che, attraverso brevi estratti, riassume cosa abbia rappresentato questo fumetto nel panorama fumettistico nazionale.
Amedeo Montemaggi, per lungo tempo capo pagina del Resto del Carlino di Rimini, scriveva così nel lontano 1975.
“Che il cartello Osvaldo il bombarolo: «Attentati dinamitardi, bombe da corteo, per tralicci. Tutto a prezzo di concorrenza», sia una pennellata di cronaca attuale è un dato di fatto”. E rilanciava: “Fra dieci, venti, trenta anni rileggere questo fumetto significherà ripiombare in pieno nell’atmosfera degli anni 70”.
Montemaggi si è dimostrato critico acuto e lungimirante: Jonny Logan, infatti, è stato per certi versi più di un fumetto. La cui dimensione ha veramente travalicato gli anni Settanta, quando vendeva 150mila copie e suscitava fan club in tutta la Penisola e riceveva centinaia di lettere dagli appassionati. Con personaggi presi a prestito dalla commedia di Plauto (anche se i maligni sostenevano che fossero un po’ copiati dal “collega” Alan Ford, con Garofalo però che ha sempre giurato: “Non l’ho mai letto! Se volete la verità, l’imput me lo ha dato il film Sette uomini d’oro…”), la satira di costume di Jonny Logan, del professore, di Ben e degli stralunati personaggi andò subito a segno. Tanti elogi ma anche tante minacce, come rammentava Garofalo al mensile specializzato Fumo di China: “Arrivò persino una missiva su carta intestata del re d’Italia: «È ora di finirla di insultare Sua Maestà»”. “L’editore era spaventato. – proseguiva con un misto di divertimento e orgoglio Garofalo, capelli lunghi sale e pepe e faccia da sbarazzino – L’unico a leggere le sceneggiature in anticipo era il disegnatore Leo Cimpellin. Un numero dedicato ai colonnelli incontrò l’opposizione del distributore, fascista convinto. Bevilacqua si raccomandava: «Non toccare Fanfani, Garofalo, quello si vendica»”.
Poteva mancare Rimini in questo affresco? La Mini del protagonista cartaceo è targata Rimini, la puntata Garofalo degli Spiriti dal chiaro sapore felliniano è tutta ambientata in città, con lo stesso Garofalo (nipote del famoso pittore riminese Fernando Gualteri) bonariamente appellato come E matt, che ironizza su se stesso in giro ad ammucchiare fumetti in spiaggia, e in giro per la spiaggia e in barca da solo.
Jonny Logan Story si compone di quattro parti. La prima è un commento critico di quanto di rilevante è avvenuto in dieci anni della vita politica, sociale e di costume italiana (e in una certa misura internazionale), riproposto da Jonny Logan in chiave satirica. Nella seconda, si trova una carrellata, sempre umoristica, dei personaggi della politica, dell’economia, della cultura ma anche dello spettacolo e dello sport che hanno caratterizzato e improntato questo periodo. La terza parte è un simpatico teatrino tra l’autore e sceneggiatore di Jonny Logan, Romano Garofalo e il disegnatore Ghilbert (così si firmava all’epoca Cimpellin), che spesso amavano ritrarsi in queste pagine e prendersi bonariamente in giro. Infine, chiude il volume la pubblicazione di cinque episodi di Jonny Logan (160 pagine a colori), ognuno commentato da un giornalista o un critico dell’epoca, compreso il cronista sportivo Rai Adriano De Zan.
C’è persino chi pensa che Jonny Logan Story potrebbe diventare un libro da studiare all’interno delle scuole. “Esagerati!”, commenta con la solita leggerezza Garofalo. Poi l’autore riminese si fa serio. “Tuttavia, poiché questo libro riassume, con umorismo, i principali avvenimenti degli anni 70, potrebbe essere un punto di riferimento da cui partire per poi trattare, in maniera seria, la complessa realtà che ha caratterizzato quel periodo storico”.
Paolo Guiducci