Il calcio d’inizio che ha visto l’entrata in campo delle Nazionali d’talia e Argentina era previsto per le 20.45, ma già dalla mattina ha avuto avvio la nostra gita romana. Ad accoglierci al nostro arrivo nella città eterna è stato monsignor Claudio Maria Celli, arcivescovo riminese attualmente a Roma con il prestigioso incarico di Presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, che sorseggiando un caffè, nel giardino di casa sua ci ha raccontato un po’ del suo trascorso come Nunzio apostolico proprio in Argentina, durante la dittatura di Videla. Negli occhi e nelle parole del sacerdote riminese si leggeva anche grande passione per una terra di cui ricorda vivide le bellezze e i ritmi delle musiche. Chiacchiere che ci hanno colpiti, ancor più perché con noi erano presenti due ragazzi argentini. La trasferta è nata proprio dal desiderio di accompagnare due ex ospiti di una comunità della Fondazione San Giuseppe. L’idea che ci ha guidato, come educatori, è stata quella di far vivere ai ragazzi un’esperienza speciale e mostrare loro che il calcio può essere anche occasione per trasmettere dei valori positivi: Italia e Argentina, infatti, si sono sfidate per rendere omaggio allo straordinario pontificato di Papa Francesco che, ricevendo in mattinata i giocatori in udienza, li ha invitati a essere anche in campo portatori di bellezza e gratuità. Un contatto con la Federazione Italiana Gioco Calcio, da sempre molto sensibile anche a iniziative di solidarietà, ci ha permesso di realizzare questo sogno. I fratelli argentini ci sono sembrati ottimi spettatori di una partita che vedeva affrontarsi le nazionali dei due luoghi che richiamano le loro radici e il loro presente. Ma anche se italiani d’adozione, i due fratelli (al contrario di Papa Francesco) non hanno avuto alcuna titubanza rispetto alla squadra per la quale tifare. Non hanno, infatti, trattenuto l’esultanza per il 2-1 che ha segnato la vittoria della squadra argentina. Di ritorno dallo stadio “Olimpico” la fatica ha iniziato a farsi sentire, ma certamente anche la soddisfazione e la gratitudine per questa piacevole gita romana che resterà impressa nelle loro, e nelle nostre, menti.
Diletta Mauri
Manuel Mussoni