Tutto in casa (più o meno…). La Marvel Comics, visto l’andamento più che positivo delle versioni cinematografiche dei suoi supereroi a fumetti (basta guardare gli incassi globali dei tre Spider-Mann)a deciso di entrare nella mischia ed eccola a produrre direttamente i film, partendo da Iron Man dedicato all’eroe rinchiuso nella corazza oro e rossa che svetta veloce nei cieli. “L’uomo di ferro” (in realtà l’armatura è realizzata con leghe sofisticate tipo titanio) ha già raccolto entusiastici consensi al box office americano e anche in Italia è andata benone (3 milioni di euro alla partenza) ed il risultato corrisponde al fatto che si tratta davvero di un buon film, spettacolare, divertente e anche ben impostato su tematiche mai sopite come il mercato delle armi ed il successo. Dirige Jon Favreau, attore (compare nei panni della guardia del corpo Happy Hogan), e regista di pellicole come Elf e Zathura.
Dentro la corazza di Iron Man batte il cuore, minacciato da alcuni frammenti di proiettili, del miliardario Tony Stark (Robert Downey jr.), ricco, famoso e geniale, catturato in Afghanistan durante una dimostrazione di nuovi missili prodotti dalle sue industrie e costretto a lavorare per il nemico. Invece di realizzare una nuova arma, Stark si costruisce una possente armatura di ferro con tanto di armi con la quale riesce ad evadere dalla prigionia e gli permette pure di mantenersi in vita. Ritornato a casa Tony Stark migliora la sua invenzione, si trasforma nel potente Iron Man ed ha il suo bel da fare per contrastare l’ambizioso socio Obadiah Stane (Jeff Bridges, efficace anche in versione “pelata”) che non digerisce il cambio di rotta del miliardario deciso a “stoppare” la produzione di armi. Uno spettacolo intelligente in cui compaiono anche altri personaggi fondamentali come la solerte, innamorata ed inseparabile segretaria Pepper Potts (Gwyneth Paltrow, molto carina anche con i tailleur da segretaria) e l’amico militare Jim Rhodes (Terrence Howard) noto ai patiti del fumetto in quanto diverrà partner dell’eroe con il nome di War Machine. Il regista punta sulla qualità della storia raccontata con carattere e decisione, equilibrando bene narrazione ed effetti speciali, inserisce elementi ironici, cura con attenzione il personaggio principale rendendolo elegante e potente come doveva essere, lascia da parte per ora il discorso dei “super nemici” (per il Mandarino, acerrimo nemico, ci sarà tempo….), giocando sul pericolo del “vicino di casa” (il socio Stane) e regalando due ore di ottimo intrattenimento. Dopo i titoli di coda, ci sono ghiotte anticipazioni sul prossimo episodio e l’apparizione di un personaggio noto agli appassionati dell’universo Marvel. Non manca Stan Lee che questa volta si diverte a recitare nel ruolo di se stesso…
Paolo Pagliarani