Nove anni di distanza separano The Dreamers e questo nuovo Io e Te, anni in cui Bertolucci ha combattuto con la malattia che lo ha bloccato sulla sedia a rotelle.
Per il ritorno il regista di Ultimo Tango a Parigi sceglie una storia “piccola” e minimale, tratta dal romanzo di Niccolò Ammaniti che racchiude l’essenza di molte sue storie, spesso dedicate ad anime solitarie che si ritrovano in spazi ristretti (è il caso del già citato e scandaloso film e dell’Assedio), per ritrovare pian piano il fuoco della creatività. Lo fa con la storia di Lorenzo (Jacopo Olmo Antinori), 15 anni, visitato dallo psicologo (Pippo Delbono) che cerca di strapparlo dalla solitudine e con una madre separata (Sonia Bergamasco) apprensiva e soffocante. Approfittando della settimana bianca scolastica Lorenzo si rifugia nello scantinato del palazzo con provviste, fumetti, libri horror, computer ed un formicaio per godersi il suo tempo di libertà totale. Ma la sua fuga dal mondo deve fare i conti con Olivia (Tea Falco), la sorellastra tossica che condivide con lui quelle giornate, mentre cerca di ripulirsi dalla “roba”. Questi due adolescenti naufraghi in un piccolo mondo costruito rappresentano un ritratto di buona presa emotiva di un mondo adolescenziale confuso, smarrito e in cerca di un proprio spazio. Bertolucci offre un quadro psicologico di rara sensibilità, dove l’acne devasta il viso di Lorenzo (finalmente un teen ager autentico, basta coi ragazzetti di plastica modello tv) e Olivia lotta con difficoltà contro la sua “bestia nera”. Tenace nel tornare al cinema, lo fa con un’opera non perfetta, ma vitale, dove si cresce e dove ci si rende sempre più consapevoli del proprio ruolo. Iil finale è un invito a “stare nel mondo”, magari con un sorriso, rivolto agli adolescenti delusi, ma anche agli adulti che i figli proprio non li capiscono.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani