Fanno parte della nostra quotidianità. Li vediamo praticamente tutti i giorni per le strade e, di solito, portano con sé momenti di giubilo, quando suonano alla nostra porta. Stiamo parlando dei pizza-boy, quell’esercito di lavoratori che sfrecciano con il motorino per la città, portandoci la pizza direttamente a casa. Ma quanto sappiamo davvero di loro? Conosciamo i dettagli delle loro condizioni di lavoro? Lo abbiamo chiesto ad un porta pizza che lavora da anni a Rimini e che, preferendo rimanere anonimo, ci racconta la sua esperienza.
Come definiresti le tue condizioni lavorative?
“Faccio questo mestiere da tanto tempo, cinque anni ormai, in una pizzeria che fa consegne prevalentemente a Rimini. Lavoro esclusivamente nei weekend e nei giorni festivi. È un bel pedalare, nel senso che svolgo turni da 3 o 4 ore, dalle 18.30 fino alle 22, o anche le 22.30. Sforzi ripagati, però, perché prendo 10 euro all’ora. O per lo meno, è ciò che dice il contratto”.
In che senso?
“Nel senso che non sono in regola al cento per cento, percepisco anche qualcosa fuori contratto. Non si tratta di cifre importanti, sia ben chiaro. È, piuttosto, una questione di comodità: il titolare segna tre ore di lavoro a sera, in modo fisso, a prescindere da quanto tempo dura ogni mio turno”.
Il motorino ha i suoi rischi. Siete assicurati?
“Devo essere molto sincero: non lo so con esattezza, complice il fatto che da 5 anni a questa parte, per fortuna, non ho mai avuto incidenti importanti o danni ingenti. Mi è capitato solo, in un paio di casi, di scivolare da solo. L’assicurazione non è mai servita, per fortuna”.
Come sono gestite le ferie?
“Nei weekend e nei festivi sappiamo che dobbiamo esserci. Per cui è molto difficile che, sia io sia i miei colleghi, prendiamo ferie quando la pizzeria è aperta. Solitamente le facciamo coincidere con la chiusura, due settimane all’anno”.
E in caso di malattia?
“Ovviamente non devo presentarmi a lavoro. Non sarò pagato, ma la pizzeria ha sempre i turni garantiti e coperti, perché ha un porta pizza jolly, con il compito di tappare i buchi, per intenderci”.
Passiamo ai mezzi. Il motorino è della pizzeria?
“Sì, completo anche di tutti gli accessori necessari al lavoro, come il bauletto per le pizze. I controlli, però, va detto, non sono precisi ed accurati al cento per cento. La nostra consuetudine è quella di farlo controllare, il lunedi, dal meccanico di fiducia. Ma è un controllo abbastanza superficiale, niente di complesso”.
Per le comunicazioni?
“Attraverso il cellulare, a mio carico. Risulta utile soprattutto per parlare con il cliente, nel caso in cui non abbia il nome sul campanello o problemi al citofono. È più frequente che lo utilizzi come navigatore”.
In caso di maltempo?
“Per quanto mi riguarda ci sono abituato, quindi con la pioggia, anche intensa, vado con motorino e impermeabile. Un mio collega, invece, preferisce usare la macchina: in quel caso si usa la propria auto, con la previsione di bonus per ogni consegna, a titolo di rimborso spese per la benzina. Cosa che faccio anch’io, nei rari casi di neve o strade ghiacciate”.
Concludiamo con una leggenda. È vero che dopo un ritardo di 30 minuti non si pagano le pizze?
“Hai detto bene, è una leggenda. O meglio, può succedere, ma non è una regola né ferrea né scritta nero su bianco. Dipende dal caso specifico, dalla quantità di ritardo, dalle sue cause e, soprattutto, dallo stato d’animo del cliente. Può accadere che le pizze non vengano pagate, altri preferiscono mangiare più tardi, ma rifare l’ordine. In caso di grande ritardo, a tutti gli effetti, il cliente ha sempre ragione”.
Simone Santini