Soffia una brutta aria per i falsi assistiti. Il 2010 sarà ricordato come l’anno dell’offensiva da parte dell’INPS contro chi ha usufruito, e usufruisce, indebitamente dell’assegno d’invalidità. Secondo i dati rilasciati dal Presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, Antonio Mastrapasqua, in un comunicato stampa, nello scorso anno addirittura il 23% delle pensioni di invalidità sarebbero state revocate. In pratica, secondo gli ultimi controlli dell’INPS, ogni 4 pensioni, una è risultata fasulla. E l’ondata non si ferma. Fino al 2012, l’Istituto ha come obiettivo il controllo di 800mila pensioni – su un totale di quasi 3 milioni – al ritmo di altre 250mila all’anno (che si aggiungono alle 100mila del 2009 e alle 200mila del 2010).
Sempre secondo Mastrapasqua, lo Stato italiano spende 32 miliardi di euro, ogni anno, tra invalidità civile e professionale, una cifra che, come sottolinea il presidente dell’INPS, equivale a due punti del Prodotto Interno Lordo e non sempre rispetta le reali necessità delle persone.
La regione col più alto numero di revoche è la Sardegna, col 53.7% di domande sospese, seguita dall’Umbria, 47%, dalla Campania, 43%, e dalla Sicilia con 42.3%. In fondo alla classifica si trovano la Lombardia, 6%, risalendo le Marche, 6.4%, e al terzultimo posto l’Emilia Romagna con l’8.6%.
Un panorama, come commenta lo stesso Mastrapasqua, “che è stato affinato facendo tesoro della prima campagna di verifiche, quella del 2009. Abbiamo, infatti, concentrato le indagini nelle aree sensibili, le zone del Paese che già avevano evidenziato i maggiori tassi di revoche, che poi sono le stesse dalle quali di solito arriva il più alto numero di domande di pensione d’ invalidità”.
La situazione riminese
Scendendo nella realtà riminese, i controlli eseguiti dall’INPS nel 2010 sono stati 802, e 51 le pensioni d’invalidità revocate. Questa la voce dell’Istituto, ma secondo i sindacati e le associazioni, c’è un po’ troppa confusione tra questi numeri che non rispecchierebbero in pieno la realtà. La principale critica rivolta all’INPS e al suo presidente, è quella che, a fronte di questa campagna, ormai anche chi soffre di invalidità si vergogni di dirlo per il rischio di essere additato come un falso invalido. È la Federazione Italiana Superamento Handicap, a rivolgere questa critica, affermando che col passare del tempo, questo effetto di deterrenza possa diventare un “vero e proprio terrorismo”. In effetti anche dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale affermano che nel totale delle pensioni revocate, sono state conteggiate anche quelle sospese per motivi amministrativi. E dal patronato Inca Cgil di Rimini era già arrivata la denuncia, lo scorso settembre, che molte domande inviate per via telematica non erano state messe in pagamento e quindi non erano rientrate nel totale. Questa considerazione porta a rileggere anche un altro dato sbandierato dall’INPS e cioè che il numero di domande di prestazione è calato, nel 2010, del 17% rispetto al 2009.
Un terremoto, come detto, che sembra colpire solo parzialmente la provincia riminese. Secondo i dati, infatti, poco più di 50 pensioni sono state revocate in tutto il 2010 a fronte di 3.905 domande (il dato si ferma a metà settembre 2010).
“Non mi sembra che nell’ultimo anno le cose siano cambiate – afferma Michele Mancini del patronato Inas Cisl – anzi, la collaborazione tra noi e l’INPS è aumentata considerevolmente da quando la procedura è diventate telematica. Molti cittadini hanno delle difficoltà a muoversi da soli e l’aiuto del patronato diventa indispensabile. Una sinergia, quella tra noi e l’Istituto di Previdenza Sociale che conviene a tutti”.
Anche i ricorsi, sempre secondo i patronati, sono rimasti gli stessi.
“Non ci sono dati alla mano, al momento la situazione è rimasta invariata”.
Il ricorso parte quando c’è un mancato riconoscimento o una differente valutazione da parte dell’INPS rispetto a quanto richiesto nella domanda. L’assegno d’invalidità, infatti, si ottiene quando si ha un’invalidità compresa tra il 74 e il 99%. Secondo i dati della FISH, nel 2009 sono state 137.154 le cause concluse (ma più di 800mila sono ancora in giacenza). Di queste più della metà – 64.063 – sono state a favore degli invalidi.
In questi casi, ovviamente, non si parla di falsi invalidi. Il finto non vedente che viene trovato miracolato alla guida della propria auto non fa ricorso.
“Le verifiche – aggiunge il presidente Mastrapasqua – servono innanzitutto per valutare se la persona alla quale a suo tempo è stato riconosciuto il beneficio abbia ancora i requisiti necessari, poiché la patologia potrebbe essere stata curata e soprattutto perché le Ausl, che in passato avevano pieni poteri di decisione, potrebbero essere state troppo generose nella concessione dell’assegno”.
Il rischio, in questa battaglia, è che a rimetterci siano i soggetti più deboli, gli invalidi, che da un lato si trovano stretti tra le maglie dell’Inps che tende a ridurre le erogazioni, e dall’altra che diventino il bersaglio dell’indignazione popolare, come se ogni invalido fosse, sotto sotto, un falso invalido, e ricevesse dei soldi a cui non ha diritto.
Stefano Rossini