L’Amministrazione Provinciale riminese nel 2002 promosse il progetto SITUA (sistema informativo territoriale urbanistico e ambientale), lo sviluppo di un Sistema Informativo Territoriale unico, messo in rete unendovi la cartografia storica e catasto (http://arcgis.provincia.rimini.it/arcgisweb/Default.aspx?id=97). Nella cartografia storica c’è, quindi, il primo catasto geometrico particellare del territorio, il Catasto Calindri rilevato negli anni 1762/1764, entrato in vigore nel 1774. La Provincia ha messo in rete le antiche mappe del Catasto Calindri georeferenziate al contesto delle moderne cartografie e pubblicato nel 2009 un libro dal titolo Antico catasto Calindri, curato dalla Provincia, edito da Pazzini. Dopo 240 anni arriva un riconoscimento importante per l’opera dell’Ingegnere idrostatico, geografo e cartografo perugino Serafino Calindri (1733 – 1811) che nel 1768 fuggì da Rimini sotto grave minaccia alla vita. “Una buona occasione per dare risalto non solo agli aspetti meramente tecnici di questo catasto ma anche quelli più accattivanti che si rilevano dalla figura propria del Calindri e del suo secolo. Il secolo dei lumi che tanto ha prodotto nel campo della scienza e della tecnica e anche nel caso specifico nell’evoluzione del fare della realizzazione dei catasti settecenteschi. Con la pubblicazione degli atti si vuole rappresentare sia una retrospettiva storica di tutte quelle forme arcaiche, embrionali di catasto sia la proiezione nel futuro di queste mappe settecentesche sviluppate e lavorate con le moderne tecniche GIS e visualizzate attraverso il Web”. Dieci anni fa l’Assessorato Pianificazione Territoriale e Urbanistica della Provincia di Rimini ha riconosciuto il lavoro di Calindri. Vinto un concorso per rilevare il contado riminese, Calindri arrivò a Rimini nel 1762 per fare la rappresentazione catastale, l’incarico fu assegnato alla fine dell’anno. Nel 1700 iniziò il cambiamento del catasto da descrittivo a particellare tramite le rappresentazioni planimetriche in scala fatte con la Tavoletta Pretoriana, metodo insegnato nel Collegio Romano e diffuso dalla scuola romana. L’impegno nella rappresentazione planimetrica in scala, profuso da Giovanni Battista Piranesi (1720 – 1778), alle dipendenze di Giovanni Battista Nolli (1692 – 1756), ingegnere e architetto italiano, più noto come incisore e cartografo, si materializzò nella Pianta di Roma. Piranesi: “Nei primi anni ‘40, in un momento cruciale per la definizione del programma e le vicende editoriali della Nuova Pianta di Roma, è già riconosciuto come celebre geometra e cosmografo […] avvicinatosi a Salvi e Vanvitelli (gli architetti cui Piranesi si dichiara debitore) […]. La trasposizione in rame dell’intera planimetria della città ad opera di Piranesi, attraverso Nolli, in diretto contatto con colui che viene da sempre ricordato come il suo primo maestro romano d’incisione […] accanto agli altri giovani che lo aiutarono (tra i quali andranno ricordati almeno Serafino Calindri, allievo anche di Vanvitelli e Boscovich, e Francesco Collecini, che avrà una brillante carriera nel Regno di Napoli)”.
Mario Bevilacqua. Nolli, Piranesi, Vasi. Percorsi e incontri nella città del Settecento (http://www.grafica.beniculturali.it/nolli/bevilacqua.htm). Calindri iniziò studi di filosofia a Perugia, proseguì a Roma con la matematica e l’architettura civile, allievo dello scienziato illuminista Ruggero Boscovich che insegnava la matematica, la geometria, la topografia, la cartografia, l’uso della Tavoletta Pretoriana. Calindri seguì l’insegnamento dello strumento inventato dal matematico Boemo Johannes Praetorius (1537-1616). Con lo strumento venivano eseguiti i rilievi topografici mediante una serie di misurazioni basate sul principio trigonometrico della triangolazione. La tavoletta portò rapidamente il vantaggio della rappresentazione grafica sulla carta e in scala con la regola diottrica.
“Nel 1755 la Congregazione del Buon Governo approvò la formazione di un nuovo catasto per il territorio riminese, la cui organizzazione fu affidata alla Congregazione dell’Appasso, istituita dal Consiglio comunale di Rimini nel 1758. La Congregazione dell’Appasso dopo un concorso affidò l’incarico al geometra [Ingegnere] Serafino Calindri, il quale iniziò i lavori del nuovo catasto il 1° ottobre 1762”.
Ministero dei Beni Culturali, Catasto Calindri, (http://www.archivi-sias.it/Archivio di Stato di Forlì).
Il Catasto entrò in vigore nel 1774, è diviso in bargellato (fascia di campagna circostante alla città suddivisa in ville), e il contado (zona più discosta, comprendente diversi castelli). Durante i lavori Calindri fu coinvolto in una controversia per la misurazione dei terreni, come riferito da Boscovich nella corrispondenza a lui indirizzata. L’amministrazione cittadina dell’epoca con il giovane Calindri seppe essere persuasiva, riconoscendogli la ricompensa annuale per il lavoro catastale e solo dopo aver ottenuto condizioni vantaggiose, “fu siffatto per patto che a pubblica cautela, e per sicurezza del compimento dell’opera dovesse restare rinvestita d’anno in anno fino a che col sindicato fosse terminato l’Appasso la quota della sua mercede; e solo per compenso di alcune condizioni vantaggiose fatte alla nostra Città gli si concesse di esigere i frutti correnti”. (Calindri Serafino. Del Porto di Rimino, Lettera di un Riminese ad un amico a Roma, pag XIX, paragrafo n. 58.). Le condizioni a vantaggio del “sindicato” poste nella formazione del catasto testimoniano con chiarezza che il governo cittadino impose condizioni di privilegio nella misurazione dei terreni. Calindri fu tra gli esperti di idraulica del tempo, nel 1763 fu chiamato a sovrintendere ai lavori di sistemazione del porto di Rimini direttamente da Clemente XIII (Papa Rezzonico) con il consenso incondizionato del Segretario di Stato Luigi Torrigiani. A Roma fu preferito un idrostatico esterno agli ambienti dell’amministrazione riminese che in pochi anni aveva speso l’ingente somma di 70.000 scudi per la riattazione del porto senza alcun miglioramento. Anche Ruggero Boscovich nel proemio delle Memorie del porto espresse elogio delle fatiche del sig. Calindri”.
Giovanni Bianchi narrò due incontri con Calindri, antrambi avvenuti nel primo anno di permanenza a Rimini. Nei diari di viaggio da lui compiuti dal 1755 al 1763, Bianchi incontrò Calindri in Pesaro: “Addì 17 Luglio 1763 Domenica, Pesaro. La mattina m’alzai per tempo, e scrissi una lettera al Sig. Canonico Garampi in Roma mandandogli con essa la Panteana 2ª, o sia la Stendardiana. Prima che uscissi di casa venne da me il Sig. Conte Francesco fratello del Sig. Canonico [Garampi] per ringraziarmi per averlo servito della medesima Panteana e con Lui era il Sig. Serafino Calindri Perugino Appassatore, il quale ci mostrò un’arme di casa Malatesti ritrovata in marmo da Lui nella Penna de’ Billi fatta a scudo triangolare con tre bande scacchate, e sopra ci era inciso DCCCCL. Io ebbi difficoltà se i Malatesti della Penna avessero il blasone del 950 e restammo che se ne scrivesse al Sig. Canonico [Garampi]”. Continua.
Loreto Giovannone