Più internazionale (grazie ai cinque corsi in lingua inglese), con un numero costante di iscritti e pronta al completamento della cittadella universitaria grazie ai nuovi spazi del Palazzo Alberti. Antonello Scorcu lascia la sua “creatura” dopo tre anni (dal 2013 al 2016), passando il timone del Campus di Rimini al nuovo coordinatore Sergio Brasini. Ha “traghettato” l’università anche durante la riforma degli atenei italiani avviati con la Legge Gelmini e con il nuovo statuto dell’Università di Bologna.
Come ha trovato Rimini al suo arrivo e come l’ha lasciata?
“Nel 2013 il processo di revisione dello Statuto era appena portato a termine e per le sedi della Romagna si trattava di applicare il nuovo modello – non più Polo ma Campus, una modifica non solo nominale ma sostanziale e che rifletteva un assetto più accentrato dell’Ateneo. Non sorprende la grande incertezza che ha accompagnato il primo periodo di vita del Campus, e la faticosa necessità di ritrovare la propria identità di sede. Ora credo ci sia tra i colleghi maggiore consapevolezza sia dei nostri limiti ma anche dei nostri punti di forza, e soprattutto, delle grandi possibilità di crescita del Campus. Il prof. Sergio Brasini, al quale ho ceduto il testimone, e al quale vanno i miei migliori auguri di buon lavoro, saprà certamente migliorare il progetto e proiettare il Campus su una traiettoria di crescita di assoluta eccellenza”.
Nel 2014 l’arretramento di iscrizioni di matricole sollevò un mezzo polverone. Nel 2015/16 il numero è di nuovo in crescita: +2,7%. A cosa è dovuta questa volatilità? Che giudizio dà del boom delle lauree magistrali da una stagione all’altra (+10,7%)?
“L’anno scorso non eravamo troppo preoccupati di una limitata caduta degli immatricolati, peraltro spiegata in gran parte da alcune modifiche nei requisiti di immatricolazione di alcuni corsi di laurea. Quest’anno ci fa molto piacere vedere un segno positivo per le immatricolazioni, ma questo non significa non dovere pensare di migliorare ancora. Il Campus di Rimini ha mantenuto la capacità di attrazione sia all’interno dell’Università di Bologna, sia rispetto ad altre Università che hanno sperimentato negli stessi anni significativi e persistenti cadute nelle immatricolazioni. Anzi, questa capacità è aumentata: il maggior peso delle lauree magistrali, tra cui numerose sono quelle internazionali, suggerisce che Rimini attrae in un ambito geografico sempre più ampio, poiché la mobilità degli studenti delle lauree magistrali è maggiore di quella delle triennali. E anche la decisione degli studenti riminesi di rimanere a studiare nel Campus riflette questa attrattività. Inoltre, i nostri studenti ora si laureano in tempi inferiori rispetto a prima. La crescita di peso delle lauree magistrali evidenzia come sia sempre più importante una forte specializzazione negli studi. Il Campus di Rimini ha saputo prevedere e intercettare questa tendenza ed ha avuto la capacità di proporre percorsi formativi adeguati”.
L’intervento più importante ora in atto è quello relativo al Leon Battista Alberti. Quando vedrà la luce e cosa può rappresentare per il Campus? Che fine han fatto i Tecnopoli?
“Il completamento della Cittadella Universitaria con i lavori agli edifici del LB Alberti procede secondo i tempi previsti. Tra poco potremmo finalmente avere un luogo di attrazione per gli studenti, un luogo dove studiare e stare assieme: l’Università è una comunità e richiede un luogo fisico dove stare e riconoscersi. Ma la cittadella è anche della città e per la città. Sarà poi possibile gestire in modo meno problematico le lezioni, dato che attualmente le strutture sono sottodimensionate rispetto al numero di corsi e studenti. Procedono poi i lavori all’ex Macello, che oltre ad ospitare i Tecnopoli, diventerà il secondo polo di attrazione del Campus universitario. L’impegno del Comune è stato molto forte sia per l’Alberti che per ex-MA e i risultati non tarderanno a vedersi: nel corso del 2017 l’Alberti dovrebbe essere già operativo e prima ancora, per i Tecnopoli dell’ex MA”.
Una delle critiche rivolte al Campus di Rimini, è la mancanza di docenti residenti.
“È importante che chi lavora all’Università veda Rimini come un punto di arrivo, un luogo dove fare bene ricerca e didattica. Questo dipende da come l’Università «vede» il Campus e da come la città «vede» l’Università. E questo punto sarà ancora più importante in futuro: è cruciale infatti attrarre dal resto dell’Italia e dall’estero sia bravi studenti che bravi docenti e fare sì che a Rimini questi si trovino bene e rimangano”.
Un altro nodo fondamentale è relativo al rapporto con la città e il territorio. L’impressione è che ci si ricordi dell’Università solo in alcune occasioni, un “tesoro” culturale ed economico spesso dato per scontato.
“Il compito di una Università è quello di svolgere una buona ricerca e di formare al più alto livello possibile studenti preparati a un mondo complesso e competitivo. Questo richiede tempo. Ed è un cambiamento graduale che si innesta sul territorio e che germoglia con gli anni. Non è ovvio comprendere appieno come opera questo delicato meccanismo. Pure, a Rimini non manca chi ha questa consapevolezza. Peraltro, dare per scontato un insediamento universitario come il Campus di Rimini, ricordandosene ogni tanto, è quanto meno un’occasione perduta”.
Il nuovo Rettore in campagna elettorale ha parlato molto di Poli, decentramento e autonomia. C’è chi ha letto in questa visione un depotenziamento delle sedi romagnole.
“Il tema del Multicampus è stato uno dei temi cruciali della campagna elettorale. La posizione del Campus – le criticità e le possibilità di crescita – sono state espresse in molte occasioni, anche pubbliche. Penso che sulla necessità di un intervento attento e tempestivo riguardo all’assetto Multicampus dell’Ateneo ci sia ormai un’ampia condivisione. Come noto, il Magnifico Rettore ha tenuto per sé la delega per le sedi decentrate e questo mi sembra un segno inequivocabile della grande attenzione che egli ha su questo tema. Sarebbe singolare leggere in questo una tendenza al depotenziamento delle sedi della Romagna”.
Prof. Scorcu, i tre pregi dell’Università a Rimini.
“Dovendo limitarmi a tre soli: colleghi e personale tecnico-amministrativo giovane, motivato, di grande competenza didattica e di ricerca; una città aperta e ospitale; infine, e soprattutto, i tanti studenti che rappresentano il nostro futuro. Valorizziamoli al meglio”.
Paolo Guiducci