Dal Passo della Calla all’Eremo di Camaldoli, nel cuore delle foreste casentinesi. Siamo sul sentiero 00, nel tratto denominato la “Giogana”, l’antica via dei legni, dove buoi “aggiogati” trasportavano i tronchi di abete. Un percorso tra i più belli del nostro Appennino: una decina di chilometri che si snodano sul crinale fra Romagna e Toscana, attraversando faggete e abetine. Una camminata fatta di continui saliscendi, abbastanza facile per escursionisti allenati, ma una sfacchinata pazzesca per sedentari e sovrappeso. Figuriamoci per chi ha qualche problema in più. Per chi, schiacciato dalla depressione, non trova la forza di alzarsi dal divano neppure per andare a fare la spesa. O chi, non riesce a tenere gli occhi aperti perché fa uso di psicofarmaci che danno sonnolenza. O chi trascorre notti insonni perché “le voci” gli bombardano la testa.
Sono quelli che, nel linguaggio della sanità, soffrono di “disturbi psichici”, ma che magicamente, in una caldissima giornata di maggio, tornano ad essere semplicemente Davide, Maurizio, Jenny, Barbara, Stefano e Angelo… Uomini e donne come tutti, felici di uscire dall’isolamento in cui vivono ogni giorno; capaci di abbandonarsi fiduciosi all’interno di una situazione accogliente dove le differenze tra “sani” e “malati” sfumano, per lasciare il posto soltanto a persone sudate e felici.
Erano in tanti, pochi giorni fa, i baldi camminatori su quel magico percorso in quota. Provenienti dai Centri di salute mentale di Rimini e Cesena, dalla Riabilitazione psichiatrica dell’Ausl, dal Centro diurno “I Girasoli”, dall’associazione di volontariato “Orizzonti nuovi”. In tutto – tra utenti, educatori, infermieri, volontari e parenti vari – 48 persone. Diligentemente in fila indiana, la mantellina gialla d’ordinanza, grandi risate alla partenza, svariati mugugni a metà percorso, applausi e grida di gioia all’arrivo.
C’era chi aveva con sé tre borse di ricambi per la serie “non si sa mai”, chi invitava tutti a casa sua perché “sono sempre solo”, chi voleva fumare ma nel bosco non si può, chi voleva mangiare ogni cinque minuti, chi doveva fare pipì, chi si lamentava ad ogni buca, chi voleva tornare indietro…
Ma alla fine è andata: dal passo della Calla quota 1.296 metri, su, su, ansimando fino al Poggione, poi ancora più in alto, sulla sommità di Poggio Scali a 1.520 metri, per finire giù in picchiata, tra sassi e dirupi, verso l’agognato traguardo, raggiunto dopo quasi quattro ore di marcia.
“Evviva, ce l’abbiamo fatta! Siamo forti! A quando la prossima?”. Ringalluzziti da cotanta impresa, i nostri marciatori si avventano sulle crostate preparate per l’arrivo. La fame è tanta, così come la soddisfazione per esserci riusciti e anche la gioia per i tanti nuovi amici conosciuti lungo il percorso. Nel piazzale, prima di risalire sul pullman, è tutto un baci e abbracci. Tutti danno appuntamento a tutti per le nuove camminate. La prossima è già programmata: sabato 23 maggio, alle 10.30, dalla darsena di Rimini a Marinagrande di Viserba, per lanciare la 14ª edizione di “Esportiamoci”.
Alberto Coloccioni