“Sono avvinto a san Paolo e, se non fosse una parola profana, vorrei dire innamorato”, così scriveva il 21 marzo 1953 don Giovanni Montali al direttore dell’ufficio stampa della Società Editrice Internazionale (SEI) per ringraziarlo dell’invio di due copie della seconda edizione in due volumi di ben 1152 pagine delle Lettere di san Paolo inquadrate nell’ambiente storico degli Atti degli Apostoli dal monaco benedettino Paolo Delatte dell’Abbazia di Solesmes che aveva tradotte dal francese. E così continuava:“Io, per la seconda edizione, non ho preteso nulla e ho cercato di rivedere le bozze con una premura speciale e con una cura, da parte mia, piuttosto insolita perché il lavoro mi piace e continuerà a formare il carattere di quei seminaristi e laici cattolici che leggeranno il san Paolo del Delatte”.
Negli archivi della SEI a Torino
La lettera si trova nell’archivio della SEI a Torino e fa parte di un gruppo di lettere e cartoline postali, in tutto quattordici documenti autografi di don Montali, che dal 29 dicembre 1933 al 27 settembre 1957 ci permettono di ricostruire i rapporti intercorsi con la casa editrice torinese, che aveva stampato oltre alle Lettere di san Paolo altri due volumi da lui tradotti: L’Evangelo di N.S.Gesù Cristo sempre del Delatte e L’insegnamento di san Paolo di Francesco Amiot. La scoperta di questo particolare epistolario contribuisce a far luce sulle diverse motivazioni che hanno spinto don Montali a sobbarcarsi “nei ritagli di tempo non impegnati nel ministero sacerdotale” queste fatiche. In tutto sono sedici i libri da lui tradotti dal francese e pubblicati oltre che dalla SEI, dalla Morcelliana di Brescia, da Cantagalli di Siena e dalle Paoline.
Nel contempo vuole essere da parte mia un omaggio all’azione pastorale di don Montali in questo speciale Anno Paolino, proclamato da Papa Benedetto XVI in occasione del bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti.
Un ricordo personale
Un particolare ricordo mi lega a don Giovanni e devo a lui la scoperta e l’interesse per padre Pasquale Tosi, del quale quest’anno ricorre il centodecimo anniversario della morte, avvenuta il 14 gennaio 1898 a Jounau, capitale dello stato dell’Alaska. Era il settembre del 1956: don Montali era solito trascorrere un periodo di riposo nel convento dei Padri Passionisti di Casale che in quell’anno aveva trasformato in esercizi spirituali in preparazione del suo cinquantesimo di sacerdozio che avrebbe celebrato il 7 di ottobre nella sua parrocchia di san Lorenzo in Strada.
Anch’io durante le vacanze estive passavo intere giornate al convento che per me era in quegli anni una sorta di seconda casa: tanti erano i legami che univano la mia famiglia ai Padri Passionisti da quando mio nonno calzolaio a partire dagli anni venti aveva cominciato a realizzare per generazioni di padri e di studenti i caratteristici sandali neri. Ricordo lunghe chiacchierate sotto un alto pergolato di uva pizzutella nera, da noi in Romagna detta anche galletta.
Da don Giovanni appresi di legami di parentele acquisite fra le nostre famiglie: legami che avevano come protagonisti sacerdoti di diverse generazioni, ma tutti nati nel territorio di Santarcangelo.
Mia nonna paterna, Benvenuta Montanari, nata a Canonica, era cugina di don Colombo Montanari, allora parroco a Verucchio, cognato a sua volta di una sorella di don Giovanni, ed una sorella di mia nonna era la madre di don Michele Sacchini, parroco di San Vito.
Don Montali era nipote di don Giuseppe Maggioli, grande educatore che dal 1898 al 1910 fu rettore-preside del Nobile Collegio-Convitto Belluzzi di San Marino, e zio di don Michele Bertozzi, parroco di Coriano.
La dedica a padre Pasquale Tosi
Ma soprattutto in quelle conversazioni mi parlò di padre Pasquale Tosi: visitammo insieme la casa, oggi trasformata in albergo, poco distante dal convento, dove era nato il 27 aprile 1835; rievocò le diverse celebrazioni che si tennero nel 1935 in occasione del centenario della nascita e mi manifestò il suo rammarico per non essere riuscito a scriverne, come avrebbe voluto, una completa biografia in quanto i documenti che aveva raccolto su padre Tosi, soprattutto le sue lettere che i familiari gli avevano affidato, andarono dispersi con i bombardamenti del settembre 1944 della chiesa di san Lorenzo.
Ed a padre Tosi, “mio benemerito concittadino”, volle dedicare la traduzione del commento alle Lettere di san Paolo dell’abate Delatte perché vedeva in lui, coraggioso e santo, un degno discepolo di san Paolo, il quale “nell’ardore del suo apostolato, portò la luce dell’Evangelo fino all’estremità del mondo allora conosciuto; e il padre Tosi nel XIX secolo evangelizzò, tra asprezze del clima, le estreme terre dell’Alaska e come il primo, così il secondo, con difficoltà, stenti e sofferenze facilmente immaginabili”.
Immaginaria,ma non troppo
Ed è per questo che ho scelto don Giovanni Montali come interlocutore e coprotagonista della biografia di padre Tosi che sto terminando di scrivere. Insieme ripercorreremo, in una sorta di intervista impossibile, la vita e le gesta di questo cercatore d’anime, “ardente ed arditissimo missionario che visse assai lontano dalla città natia, spendendo, per un ventennio, la sua vita nelle Montagne Rocciose e, per oltre un decennio, nelle regioni più lontane dell’Alaska<./i>”
Copie in cambio della traduzione
Ritornando alle lettere, ci riservano altre sorprese, che meglio chiariscono le motivazioni che hanno indirizzato don Montali nella scelta dei testi da tradurre e le finalità perseguite nell’assumersi questo gravoso impegno, da lui considerato unicamente come un prolungamento del suo ministero sacerdotale.
Nella lettera del 29 dicembre 1933 con la quale invia la traduzione del primo volume del commento del Delatte alle Lettere di san Paolo fa presente che “l’autore nel restituirmi, dopo averne presa visione, la mia traduzione mi prega di inviargli una ventina di copie in compenso della facoltà che ci concede di pubblicare la sua opera”. E più avanti aggiunge: “anch’io potrei preferire il compenso in un determinato numero di esemplari, come ho fatto con altri editori”.
In una successiva lettera del 7 marzo 1934 chiede di “tirare una dozzina di copie di lusso dell’opera del Delatte per regalarle da me stesso ad eccezionali personalità come al Duce, a qualche Cardinale, al mio Vescovo ed a giornalisti; e a qualche insigne benefattore della mia chiesa, per la quale lavoro da parecchi anni e che prima di morire vorrei vedere terminata”.
Ed il 21 marzo del 1953 chiede nuovamente: “qualche copia di questo lavoro (si tratta sempre del san Paolo del Delatte) che vorrei dare ai miei superiori ecclesiastici che non sono più quelli del tempo della prima edizione…. Fra gli altri ne manderò una copia al Card. Mimmi di Napoli ed al Card. Lercaro di Bologna nella speranza che, apprezzando il lavoro, lo consiglino ai loro sacerdoti ed ai loro seminaristi”.
Per i parrocchiani e la biblioteca
In tutte le lettere ribadisce che la quantificazione del compenso del suo lavoro di traduttore la vuole corrisposta in altri libri, pubblicati dalla Casa Editrice SEI, che poi distribuirà ai suoi parrocchiani. Scrive infatti il 15 marzo del 1943: “Ho ricevuto ieri il pacco contenente 50 copie delle Massime Eterne di Sant’Alfonso” Dieci anni dopo, il 9 gennaio del 1953, scrive: “Un tempo avevate le Massime Eterne di cui feci massima diffusione in parrocchia. Se ne aveste ancora gradirei conoscerle”. Ma aggiunge nella stessa lettera: “Vi prego di spedirmi il vostro catalogo generale comprendente anche libri scolastici, dizionari francesi ed inglesi, libri di cultura, grammatiche ecc. ecc.”. Il tutto per arricchire la biblioteca parrocchiale. Sempre nella lettera del 15 marzo del 1943 aveva scritto:“Presto comincerò ad ordinarvi libri fino all’estinzione del mio credito per la cessione della mia versione de Gli insegnamenti di san Paolo di Francesco Amiot“.
Si tratta di brevi spigolature di una preziosa corrispondenza a conferma del grande animo sacerdotale di don Giovanni Montali che, da studioso ed ammiratore entusiasta di san Paolo, ne aveva assorbito e testimoniato lo spirito.
Pier Silverio Pozzi
L’INCONTRO
Stasera alle 21.00 presso la BiBlioteca Baldini di Santarcangelo:
Pozzi presenterà al pubblico con “Padre Pasquale Tosi, esploratore dell’Alaska”. Un momento per ricordare la morte avvenuta il 14 gennaio 1898 a Juneau – Alaska. Pasquale Tosi era nato a San Vito il 27 aprile 1835).