Innamorati sulla via di Gesù

    Le due lettere di “candidatura”

    Dalla quarta elementare fino alla prima media ho partecipato alle giornate vocazionali e ai vari campeggi organizzati dal seminario di Rimini. Queste attività mi hanno dato la possibilità di conoscere vari preti che a quel tempo mi chiesero se avessi desiderato entrare in seminario. La mia risposta sarebbe stata favorevole, ma i miei genitori non mi fecero entrare a causa dell’età. Dalla seconda media ho partecipato all’AGESCI presso la parrocchia S. Domenico Savio. Durante le superiori ho avuto un periodo di crisi che lentamente mi ha portato ad abbandonare la mia fede piuttosto pietista, a favore di una fede fondata sul mistero di Cristo ed il suo messaggio evangelico.
    In quarta superiore il mio confessore mi consigliò di entrare in seminario, ma io, ancora, ho fatto resistenza. In quinta superiore sono rimasto affascinato dalla figura di sant’Ignazio di Loyola e dei gesuiti per la loro formazione culturale e impegno missionario, ma anche in quell’occasione ho fatto resistenza sia perché il voto di obbedienza mi stava un po’ stretto, sia perché ritenevo affrettato incominciare un percorso vocazionale. Così presi a frequentare gli studi di Biotecnologie presso l’Università di Bologna. Nel 2002 ho preso la “partenza” scout e da quell’anno ho incominciato a impegnarmi come capo scout, mentre contemporaneamente accompagnavo i ragazzi di seconda media, verso la cresima. In quegli anni ho avuto l’opportunità di seguire ragazzi che vivevano contesti di delinquenza e sbando. Queste furono le ragioni che mi portarono a frequentare il corso per ministeri istituiti a Bologna. Sono stato istituito accolito da mons. Mariano De Nicolò il 27 febbraio 2005 nella basilica cattedrale di Rimini. Nel luglio dello stesso anno ho conseguito la laurea in Biotecnologie e a settembre ho cominciato a lavorare presso il dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Modena, frequentando la parrocchia Sacra Famiglia.
    Lavorando a Modena dovetti abbandonare la vita parrocchiale a San Domenico Savio. Il lavoro era bello e affascinate e il fatto di tenere laboratori, fare lezioni e seguire tesi di lauree, mi ha gratificato e mi ha dato l’opportunità di parlare di Gesù con alcuni studenti e professori. Allo stesso tempo mi rendevo conto che la mia strada non era quella della ricerca universitaria, ma quella che avevo lasciato per andare a lavorare a Modena, cioè impegnarmi esclusivamente all’evangelizzazione e all’educazione. Fu allora che presi la decisione di verificare le “interferenze” che Dio stava ponendo nella mia vita.
    Così decisi di entrare in seminario dove ho avuto modo di verificare vari aspetti della mia vocazione. In parrocchia Gesù mi parlava con più facilità nel servizio alla casa di cura dove ho svolto il ministero di accolito. Nelle mie esperienze estive il Signore mi ha fatto sentire, attraverso le persone intorno a me, la necessità di celebrare i suoi sacramenti di salvezza, in particolar modo l’eucaristia e la riconciliazione. In questo periodo di seminario ho avuto modo di liberare ulteriormente la mia fede da moti pietisti ancora presenti, cercando di conformarmi sempre più alla fede trasmessa dagli apostoli, e interiorizzando sempre più la celebrazione della Liturgia delle Ore che avevo cominciato durante il periodo universitario.
    Ora presento questa domanda per essere ammesso tra i candidati al presbiterato.
    Mi propongo di essere fedele alla vocazione a cui il Signore mi sta chiamando e nello stesso tempo di conoscere meglio il suo mistero attraverso la preghiera, lo studio e l’azione pastorale, con particolare attenzione verso coloro che sono in difficoltà, ragazzi che vivono situazioni difficili, giovani in crisi e i malati.

    Gino Gessaroli

    Rievocando i tratti salienti della mia storia devo risalire all’anno 1995. Fu un anno fondamentale della mia vita la cui esperienza determinante fu la conoscenza di Alberto Marvelli attraverso il suo diario. Il suo fervore per l’Eucarestia e il suo impegno nel servizio alla Chiesa segnarono un profondo solco sulla mia strada che decisi di seguire con tutto l’impegno di cui potevo disporre, allora sedicenne. Momento decisivo fu il campo-scuola diocesano dell’A.C. alla quale ancora non appartenevo. Lì trassi le fila di un periodo di riflessioni piuttosto travagliate. Scelsi di abbracciare la fede in Gesù Cristo, durante una veglia notturna e di lì a poco chiesi il battesimo che, come lei sa, non avevo ricevuto da piccolo essendo i miei genitori non credenti.

    Fui battezzato l’anno successivo. Riflettendo su questi anni penso di poter individuare tre riferimenti fondamentali della mia esperienza di fede, più o meno consapevoli nel passare nel tempo, ma nettamente visibile ad una rilettura della mia storia. Eucaristia, Comunità, Parola, disposti in ordine, per così dire, cronologico, relativamente all’esperienza che ne feci…
    I dieci anni di vita in Cristo che separano il mio battesimo dal mio ingresso in seminario sono stati accompagnati da preti e laici che sono stati vere guide.

    In questo tempo l’idea che con più forza si è impressa in me è che il momento più forte della mia conversione, che posso identificare con il battesimo, ha posto in me un seme che, nonostante le diverse esperienze fatte e i momenti di resistenza, è sempre cresciuto in un’unica direzione che oggi posso riconoscere come una vocazione al sacerdozio ministeriale. Già da neofita la lettura dei Vangeli suscitava in me l’idea che solo con una vita celibataria io avrei potuto realizzare pienamente la mia vita e aderire pienamente a Cristo. Oggi non potrei pensare di vivere una sequela di Cristo in modo diverso da questo, in un cammino di perfezione cristiana che non abbia come méta il diventare prete. Questa è la mia speranza. Il desiderio più volte respinto in passato, di poter spendere la mia vita come prete nella nostra chiesa diocesana è stato alimentato in questi anni di seminario dal servizio in parrocchia, nella comunità di san Michele Arcangelo a Morciano. I momenti che ricordo più intensi sono proprio quelli a contatto con i ragazzi, quando ho avuto la possibilità di raccontare loro la gioia del mio incontro con Gesù o di spiegare loro qualcosa di ciò che posso aver capito di questo nostro Dio-Amore.
    Tuttavia, devo ammettere di trovare insolito scrivere questa lettera ad un passo dalla candidatura, al termine di un anno che è stato certamente il più difficile per le dinamiche spirituali che ho affrontato. Mai come in questi mesi ho sperimentato le mie povertà e l’insufficienza delle mie risorse umane e mai avevo sentito così forte la tentazione di tirarmi indietro.

    Ma so anche che proprio in questa debolezza nasce quella speranza resa certa dalla grazia di Dio che colma ogni nostra mancanza e che non mi fa dubitare che, se non io, Lui certamente rimane fedele alle sue promesse. Proprio così arrivo alla candidatura: consapevole della mia umana impossibilità di essere perfettamente fedele alla “vocazione ricevuta” e implorando la grazia che Dio, fedele per sempre, custodisca il mio cuore nella sua fedeltà, continuamente convertito dal suo amore.
    In questa fedeltà scopro i doni di Dio che ho ricevuto e che sento di dover impiegare al servizio della Chiesa, sperando siano ben accetti e che in essa porteranno frutto secondo la sua volontà.

    Ugo Moncada