Quando ho pensato queste poche righe ero in montagna per qualche giorno di riposo con la parrocchia. Quel che scrivo può essere giudicato un po’ vecchiotto, ma avevo bisogno di esprimere il forte disagio vissuto. Il direttore dell’albergo, simpatico e gentilissimo, ha un po’ la fissa per il centrodestra, per cui mette a disposizione quotidianamente solo Libero e il Giornale. Erano i giorni della liberazione di Greta e Vanessa, prigioniere per oltre 5 mesi del gruppo siriano al Nusra (vicino ad Al Qaeda). La gioia per la notizia è stata sostituita fin dal primo giorno da una pioggia di insulti, diventati una valanga quando – attraverso un twit dei terroristi – è giunta la notizia di un riscatto di 12 milioni pagato dal Governo italiano. A quel punto si sono scatenati: “Ragazzine viziate”, “se la sono cercata”, “Queste giocano e poi paghiamo noi di tasca nostra!”.
In buona sintonia anche una parte dei social forum con la perla del vicepresidente del senato (sic!!!) Maurizio Gasparri che ha firmato un twit dove parla di “sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo!”, affermazioni da bar di infima specie, ritirate in fretta.
La vicenda merita tante riflessioni. Ne farò alcune. La prima: la vita è sempre un valore e va al primo posto.
Sul pagamento dei riscatti esistono diverse posizioni. Americani e inglesi rifiutano ogni trattativa e i loro concittadini vengono assassinati. Tutti gli altri occidentali scelgono di trattare, consapevoli che pagando si salva una vita, ma si mette più a rischio la permanenza degli altri operatori.
È altresì vero che esistono alcuni luoghi più pericolosi di altri. La Siria oggi lo è in assoluto e questo avrebbe giustificato più cautela nell’intraprendere un‘operazione pur di aiuto alla popolazione come quella che l’associazione di cui erano parte le due ragazze aveva messo in campo. Per loro si trattava del terzo intervento in Siria; sebbene giovanissime, non erano dunque così inesperte come le si descrive, anche se con poche coperture e un po’ troppo ingenue per un conflitto così complesso. Allo stesso tempo l’esperienza talvolta non serve: fior fior di inviati di guerra sono stati rapiti. E fra i sequestrati c’è (speriamo sia ancora vivo) anche il gesuita padre Paolo Dall’Oglio, un uomo che in Siria conosceva tutti ed era stimato da tutti!
Se dovessimo mettere in discussione la presenza di operatori nelle zone a rischio dovremmo ritirare tutti i missionari, che pure scelgono di rimanere accanto alla loro gente quando soffre per le violenze; dovremmo chiudere Operazione Colomba e tutti i gruppi operativi di pace; dovremmo evitare ogni assistenza e solidarietà con chi vive nel bel mezzo di conflitti o soffre la malattia, come i medici che combattono Ebola… Abbiamo mai provato a metterci nei panni di chi riceve aiuto nel momento del peggiore abbandono e disperazione, che ogni guerra produce? E sui 12 milioni (supposto siano tali) spesi per le due ragazze, abbiamo mai pensato che la guerra in Afghanistan ci è già costata quasi 6 miliardi di euro? Sapevamo che un missile Cruise, preferibile ad un attacco aereo per i costi e il rischio di vite umane, costa 600.000 euro e che per un assalto in piena regola ce ne vogliono fino a 10? E per un F35 bisogna sborsare oltre 100 milioni?
Giovanni Tonelli