Che Air Riminum avesse un’anima riminese lo tradiva un dettaglio. Il nome, ma non in sé: per come è stato concepito. Andate a leggere i nomi delle società aeroportuali, soprattutto del nord: laddove non c’è il semplice nome dell’aeroporto affiancato da Spa, è un tripudio di anonime SEAF, SoGe Ap, SEA, SAVE, SACBO, SAGAT, SEAM e SAT. Lassù è gente pratica che bada al sodo senza fare tanta letteratura: il massimo dell’estro è Gardaeroporti. Rimini invece non si accontenta di un acronimo da Pagine Gialle e se deve dare il nome a una società non può non pensare a come dargli un tocco particolare. Se è un asset turistico (non ho ancora capito cosa vuol dire asset ma visto che lo usano tutti…) da spendere all’estero è giusto che abbia il suo appeal. La “fu Aeradria” in questo senso era da manuale di marketing, con la citazione del modo in cui tedeschi chiamano la costa adriatica. Talmente geniale che risultava un po’ ostico per qualche nostro addetto ai lavori che ha continuato a chiamarla “Areadria” fino alla prematura fine. Ed anche AIRiminum, tale è la versione definitiva, in questo senso è marchio perfetto: “air” rende il senso di modernità e internazionalità, “riminum” rende invece il patrimonio storico-culturale di Rimini. E proprio nel bimillenario del ponte di Tiberio: altro tocco riminese? Il marchio c’è. Attendiamo fiduciosi il contenuto.