Negli anni ’30 del secolo scorso Emanuel Mounier fondò il personalismo, un movimento politico-culturale in polemica verso l’individualismo liberale da una parte e il collettivismo socialista dall’altra.
Quasi 100 anni dopo si può dire che l’individualismo ha vinto. È finita l’esperienza sovietica e il personalismo è di fatto sparito dal dibattito pubblico. Destra e sinistra, che si contendono il potere, in realtà derivano tutti culturalmente dalla stessa matrice. La destra col neoliberalismo ha fatto della libertà di scelta la propria bandiera, la sinistra ha ripensato l’idea di uguaglianza a partire dai diritti individuali e, a guardar bene, con qualche sottolineatura diversa, la matrice è la stessa. Del resto lo cantava anche Gaber: “ Che cos’è la destra, che cos’è la sinistra”.
Con questa convergenza di fondo, l’individualismo ha poi concretamente plasmato i modelli istituzionali delle democrazie avanzate, ed è il mondo in cui viviamo, dove la dottrina sociale della Chiesa si trova un po’ stretta (a volte anche molto) sia da una parte sia dall’altra, perché con l’individualismo Gesù non andava davvero a braccetto. Oggi, però, di fronte alle tante crisi che affliggono il nostro tempo, quella dell’individualismo si sta rivelando una vittoria di Pirro, perché i tanti problemi che ci affliggono, a volte in maniera drammatica, sono in gran parte effetti collaterali di questo modo di organizzare la
vita sociale, come i temi ambientali (col cambiamento climatico origine degli eventi atmosferici estremi di questi giorni) o le tante tensioni che attraversano le democrazie contemporanee (migrazioni, conflitti, violenze in tutto il mondo). Non a caso Luca Fiorani nell’incontro ai Lunedì di Viserba non ha parlato più di transizione ecologica, ma di necessità di una rivoluzione economica.
Ecco perché appare sempre più alternativo il magistero di Papa Francesco, perché pone, in ogni situazione, la persona al centro, con le sue relazioni, la vita, il lavoro, la famiglia, il creato, la pace. La scienza stessa lo conferma: oggi noi sappiamo con certezza che ogni forma di vita, da quella monocellulare a quella più complessa come l’umana, si dà solo in relazione a ciò che la circonda. L’idea di un individuo vivente separato da tutto e da tutti è pura astrazione. Che alla fine è causa di grandi disastri. Ma non c’è da farsi illusioni. Finché i giovani che protestano verranno definiti “ gretini” o “ terroristi”, l’individualismo continuerà ad essere al centro della nostra società. Fino a quando saremo così ottusi? La speranza è di trovarci alla vigilia di una nuova stagione in cui il personalismo possa tornare a segnare la vita politica e sociale delle nostre società. IL milione di giovani attesi a Lisbona per la Gmg ci si augura che marcino in questa direzione, perché alla luce delle encicliche Laudato si’ e della Fratelli tutti, si può davvero lavorare per un cambio di prospettiva. Avremmo tanto bisogno di una nuova generazione di PapaBoys.