È stato accolto con un applauso sabato sera, alla Veglia di Pentecoste, l’invito del vescovo Francesco ad una preghiera per il Papa, sofferente e incredulo rispetto a ciò che accade nel cuore della cattolicità.
Purtroppo anche questi ultimi fatti ci confermano che siamo di fronte a una crisi che genera in molti cristiani inquietudine e domande sul futuro della Chiesa stessa. Certo le motivazioni di questa crisi sono diverse e di gravità diversa, alcune sono ad arte gonfiate da una propaganda laicista che si è fatta sempre più aggressiva, ma è innegabile un disagio ed una sofferenza. Alcune sono legate a singole contingenze storiche, a certi stili di gestione del potere, come pure ai recenti “scandalosi abusi”, come quelli della pedofilia. Al fondo però sta un problema culturale e di mentalità, ben più profondo e complesso.
“Un’epoca della storia dell’umanità – affermava qualche giorno fa il cardinal Walter Kasper in una conferenza a Trieste –e, dentro essa, pure della storia della Chiesa sta per terminare; eppure fatica a farlo. Forse, anche perché, non sono già chiaramente visibili nuovi orizzonti in cui essa continuerà ad andare avanti. Ciò rende comprensibilmente ansiosi”. Molti faticano a comprendere cosa dovrebbero fare. Ma è necessario e urgente vedere – oltre a quello che sta “morendo” – ciò che si profila ed è da costruire, interpretando in modo creativo e originale le attese di futuro delle donne e degli uomini di oggi.
Come procedere in questa direzione?
Una prima forte indicazione l’ha data il Vescovo proponendo i Cenacoli del Vangelo, un tornare, con forza, a porre la Parola di Dio al centro della nostra vita, in piccole comunità, che nel quotidiano propongono “fatti di Vangelo”.
E una seconda indicazione, una bussola, sempre nuova, anche se quest’anno festeggia 60 anni: il Concilio Vaticano II e i suoi documenti, che si pone di fronte ai cristiani con valenza di metodo. Il Concilio ha avviato un forte rinnovamento alla luce delle fonti, della vera tradizione. Ha riscoperto la Chiesa come popolo di Dio e come comunione, evidenziando di nuovo la corresponsabilità di tutti e quindi anche dei laici. Ha liberato la Chiesa dai vincoli del potere temporale. La Chiesa dopo il concilio non è “un deserto spirituale” che alcuni critici e detrattori denunciano, essa è giovane e vitale, in ogni caso più vitale di quanto tanti pensano. Lo afferma in ogni momento anche il nostro Vescovo nei bilanci settimanali della lunga visita pastorale che sta segnando il suo ministero. Occorre ora riprendere il dinamismo del Vangelo e del Concilio e ripartire.
Giovanni Tonelli