Il cancro sta cambiando faccia. La malattia si evolve, in alcuni casi arretra per effetto della ricerca scientifica, della scoperta di cure mediche e tanti altri elementi. Con tutti i limiti e le differenze dei casi, in molti contesti la qualità della vita dei malati è costantemente migliorata.
Ogni anno a Rimini si registrano 500 nuovi casi di cancro su 100mila abitanti, che in assoluto si traduce in 1700 nuovi casi l’anno, di questi dai 900 ai 950 guariscono (dal 6 al 10% in più di guarigione in caso di diagnosi precoce), 300 hanno un decorso sfavorevole e 450 hanno un lungo decorso con una buona qualità della vita.
Sia le statistiche nazionali sia quelle regionali e provinciali indicano come tendenza l’aumento del tumore alla prostata per gli uomini e alla mammella per le donne (anche se a Rimini già nel 2009, Alberto Ravaioli, Direttore dell’Unità Operativa Oncologica di Rimini, confermava un’incidenza inferiore rispetto agli anni passati – vedi box a lato) e aumenta anche l’attacco al polmone. Elemento questo che si registra più nelle donne che negli uomini per effetto del cambiamento culturale che ha visto nel’ultimo trentennio le donne avvicinarsi di più alla sigaretta. I numeri parlano di un 30% di tumori al polmone causato dal fumo e un altro 30% dalle abitudini alimentari.
I progressi della cura dei tumori sono collegati direttamente all’aumento del numero delle persone che sostano in day hospital. Lo spunto sul quale ragionare ci è arrivato proprio da questo elemento: l’apertura, ai primi del mese di giugno, del nuovo day hospital oncologico all’“Infermi” di Rimini.
Cosa è cambiato negli anni nella cura dei tumori. Quali sono i mali che aumentano e quali quelli che si fermano oppure che diminuiscono?
Lo abbiamo chiesto ad Alberto Ravaioli, Direttore dell’Unità Operativa Oncologica di Rimini.
Direttore, cosa è cambiato. Quando si sono registrati significativi cambiamenti nella gestione e cura dei tumori?
“L’oncologia negli ultimi 30 anni è stata attraversata da profondi cambiamenti. Soprattutto nell’ultimo quinquennio abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione, sia in ambito pratico che conoscitivo”.
Cambiamenti che hanno modificato il vostro modo di intervenire, immagino…
“Certo. Un cambiamento continuo e progressivo che ha influito sugli obiettivi strategici. Le terapie e la popolazione (intesa come numeri, ndr) di utenti e pazienti”.
Li elenchiamo questi cambiamenti?
“Si. Prendo come punto di riferimento il periodo che va dal 1970 ad oggi. Attualmente 2 persone malate di cancro su 3 (66%,6%) vivono almeno 5 anni rispetto a 1 su 2 (50%) nel 1970. Ma veniamo a tempi più vicini: dal 1990 dopo anni di crescita e di nessun cambiamento il tasso di mortalità per cancro ha comincaito a calare. È possibile realizzare delle terapie più personalizzate partendo da conoscenze genetiche più sofisticate rispetto al passato”.
Quale di questi cambiamenti può considerarsi il più rivoluzionario?
“In alcune patologie quali il calcinoma della mammella, del testicolo e leucemie infantili i progressi si registrano al di sopra del 90% di guarigione. Questo fa pensare che tali risultati saranno possibili anche per altri tumori nei prossimi anni”.
Angela De Rubeis